Note sull’arte poetica di Vittorino Curci, Spagina, 2025

di Maria Pia Latorre

 

Pubblicata Note sull’arte poetica – Edizione definitiva l’ultima opera di Vittorino Curci, per Spagine, un periodico di informazione culturale dell’Associazione “Fondo Verri” del Presidio del Libro di Lecce.

Un testo agile e intrigante, che scorre veloce nella lettura, ma che invita inevitabilmente alla rilettura, per farsi trapassare dai 335 aforismi sull’arte poetica costruiti “ad arte” da Vittorino Curci.

Presumibilmente anni di osservazioni ─ il fatto che Vittorino sia attento osservatore lo si avverte sin da subito, a partire dall’ironico sguardo indagatore che lo precede ─, di esperienze, riflessioni personali, analisi di azioni e retrazioni, conversazioni e confronti che il Nostro ha scrupolosamente ha raccolto e trasformato in fertile materia di studio.

L’evidenza che l’opera (preceduta dai due volumi Note sull’arte poetica, Primo e Secondo quaderno) abbia avuto una lunghissima gestazione è già nel titolo ma è leggendo che si apprezza pienamente lo spessore e la portata del tesoro in essa contenuto.

I libri di aforismi ci hanno regalato, sin dai tempi di Seneca e Confucio, perle di saggezza buone per tutte le umanità che si sono avvicendate nella storia, passando da William Shakespeare, Jean-Jacques Rousseau, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche, Arthur Schopenhauer, Oscar Wilde,  Theodore Roosevelt,  Albert Einstein fino a Paulo Coelho.

Il termine aforisma viene dal greco ἀϕορισμός, significa definizione, derivato a sua volta da ἀϕορίζω, col significato di delimitare. L’aforisma delimita, quindi, un campo di osservazione per consegnarci una sentenza.

La parola sentenza risuona nella nostra mente come verità, anche se non è detto che essa sia accettata incondizionatamente come tale. Dunque, la forma è quella della definizione, ma nella sostanza ricordiamo la lezione relativista per cui niente può essere considerato come verità assoluta. E qui pongo una domanda appena ereditata dallo scrittore Haruki Murakami: “il niente può accrescere?”.

Cimentarsi in un genere così complesso è cosa da ponderare a lungo poiché l’aforista, quando mette mano alla penna, in qualche modo deve staccarsi dalla contingenza per elaborare una sintesi; deve, in qualche modo, prendere le distanze dalla umana massa per descriverne vizi ed errori, insomma un compito ingrato a cui si può assolvere solo con una grande dose di onestà e nitore d’animo, requisiti che Vittorino Curci possiede a piene mani, assieme ad una vastissima cultura e ad una profonda sensibilità artistica (scriverlo forse è pleonastico, ma repetita…) da qui l’aforisma n. 151: Il mio campo semantico è lì dove si intersecano la dimensione artistica e quella esistenziale.

Trattandosi poi di aforismi intorno alla poesia la faccenda si fa ancor più complessa per ovvie ragioni che non sto qui ricordare.

Spero che l’autore mi perdoni se riporto alcune delle sue folgoranti preziosità: I libri di poesia non si leggono, si ascoltano, e si ascoltano anche quando sono chiusi (aforisma n. 192); n. 101: Credo che da sempre il principale compito affidato al poeta sia quello di rigenerare il linguaggio. In questo nostro tempo però il poeta si fa carico anche di un altro compito non meno importante: quello di verificare se siamo ancora vivi; n. 238: Non è detto che leggere ci consenta di avere una vita più lunga. Una vita più larga, certamente sì; n. 245: Se li si osserva nella loro vita di ogni giorno i poeti danno sempre l’impressione di aver smarrito qualcosa.

Certamente ogni lettore troverà ciò che cerca e si ritaglierà per se stesso ciò che avverte più vicino al proprio sentire: n. 248: Socrate: ‘‘Io so di non sapere’’. Il poeta: ‘‘Io non so di sapere”. Wittgenstein: ‘‘Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere’’. Il poeta: ‘‘Solo su ciò di cui non si può tacere si deve parlare’’.

Note sull’arte poetica è sicuramente un tassello importante nel mondo della poesia e da cui trarre grande giovamento, per chi voglia accostarsi in modo serio o perlomeno adeguato all’arte poetica, ma risulta un libro di lettura buono per tutti, considerata la mole di brillanti riflessioni che arricchiranno qualsiasi lettore.

Ora per non correre il rischio di riportare qui tutti gli aforismi ad uno ad uno in ordine sparso, chiudo con l’aforisma n. 334: Le antiche favole armene finivano così: “Dal cielo sono cadute tre mele. La prima per chi ha raccontato, terza per chi ha capito.

E soprattutto con il n 335: Un dubbio finale: ma possiamo fidarci dei posteri?

 

 

 

 

 

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