L’estate del primo bacio di Marilena Boccola, CN (Oligo editore), 2025

Redazione

 

«Di colpo, nella testa mi esplode la voce di Giuni Russo in tutta la sua potenza vocale e sulle note di Un’estate al mare, inspiegabilmente, mi ritrovo catapultata nella lontana estate dell’Ottantadue, che ha segnato per sempre la mia vita».

Il ricordo emozionato di Maddalena che ripensa all’adolescenza ormai lontana. Così nasce un romanzo di formazione con sullo sfondo l’indimenticabile estate del 1982 e l’Italia campione del mondo. Ecco che nei suoi ricordi riaffiora Maddy: sedicenne appassionata di libri che, in vacanza a Jesolo Lido con la famiglia, si scopre alle prese con i primi turbamenti amorosi e il desiderio di ricevere il primo bacio.

Un sogno che si realizzerà proprio nella notte della finale mundial, quando si troverà distesa sulla sabbia del lido, con la cortina di stelle a fare da contrappunto alla sua prima storia d’amore. Ma la realtà irromperà prepotente e sarà tardi anche solo per scambiarsi un indirizzo. Fanno da contorno la musica degli anni ’80 e oggetti allora di uso comune come il walkman, il jukebox, il motorino “Ciao”, il telefono a gettoni, le pubblicità e i tanti miti di un’epoca indimenticabile.

Prologo. Entro in casa trafelata, boccheggiante per l’afa che da giorni grava sulla città e, rischiando di schiacciare le uova, poso pesantemente sul tavolo della cucina le borse della spesa che ho trascinato fin qui dall’ascensore. Lancio un’occhiata disperata all’orologio appeso alla parete: sono già le sette e mezza e devo ancora impostare la cena. Giovanni mi segue, silenzioso, portando il latte, poi, all’improvviso, torna all’attacco. «Perché non posso ricevere un cellulare per il mio compleanno?» Me lo chiede con insistenza da giorni. Sospiro e, per l’ennesima volta, rispondo stancamente: «Perché hai solo dieci anni. Non ti serve». Inizio affannosamente a riporre le cose in frigorifero, mentre lui se ne sta lì in piedi a fissarmi, offeso. Quando fa così, mi innervosisce terribilmente. Ammetto di essere un tantino spazientita quando mi chino quanto basta per mettermi all’altezza dei suoi occhi, in attesa di una replica che, infatti, non tarda ad arrivare. «Scusa, tu quanti anni avevi quando hai ricevuto il tuo primo telefonino?» Ci penso su un attimo, un cespo d’insalata in mano, gli occhi rivolti al soffitto come se la risposta mi dovesse arrivare dall’alto, ma in realtà sto freneticamente frugando nei cassetti della memoria.

 

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