Primadonna. Novelle per Eleonora Duse di Maria Pia Pagani, a cura di, Bibliotheka Edizioni, 2024

Redazione

 

Diva, icona, musa ispiratrice e superba attrice di teatro, Eleonora Duse era arrivata al successo nonostante una lunga gavetta che le aveva fatto conoscere la fame, la mancanza di una stabilità domestica e pesanti delusioni affettive.

La sua immagine si è radicata nell’immaginario collettivo anche grazie alle novelle di vari autori italiani che – per la prima volta – vengono presentate nel libro Primadonna. Novelle per Eleonora Duse.

Il libro è a cura di Maria Pia Pagani, ricercatrice all’Università di Napoli Federico II, socio del Pen Club, collaboratrice della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e membro del Comitato nazionale per le celebrazioni della morte dell’attrice.

La galleria testuale restituisce la vita dell’attrice, nata a Vigevano, in provincia di Pavia, attraverso lo sguardo attento dei suoi contemporanei: tutti scrittori e scrittrici più o meno noti al grande pubblico, e appassionati di teatro. Una galleria che abbraccia un arco temporale che va dal 1887 al 1925, ovvero da quando la diva comincia a brillare come primadonna a livello internazionale, a un anno dopo la sua morte. Autore d’eccezione è il Duca Minimo, pseudonimo con il quale si firmava il cronista mondano Gabriele d’Annunzio, senza dimenticare Alfredo Panzini e Ugo Ojetti, Guido Gozzano e Marino Moretti. Tra i vari aspetti, affiora anche una geografia che tocca le principali città italiane in cui la primadonna riscosse i maggiori successi: Roma, Torino, Napoli, Venezia, Firenze, Milano e Trieste.

Per Eleonora Duse essere primadonna era uno status che andava ben oltre il sistema dei ruoli imperante nella scena italiana. Era infatti una condizione pressoché naturale, per un’anima come la sua. In quanto “figlia d’arte”, sapeva bene che nel mondo del teatro esistevano delle gerarchie, ma era intenzionata a starci dentro a modo suo: si era perciò costruita un cammino contraddistinto da scelte di repertorio non convenzionali per la sua epoca, aveva affrontato molte tournée internazionali, suscitava con la gestione della sua impresa teatrale e della sua immagine divistica l’attenzione di critici e giornalisti, nonché di pittori e fotografi.[…] Va detto che il rapporto di Eleonora con il pubblico e stato spesso conflittuale e assimilato a una forma di martirio bianco, ma la sua scalata al successo e andata indiscutibilmente di pari passo con la conquista della celebrità mondana. Per molto tempo ella ha considerato la massa degli spettatori come una belva famelica da domare, oppure un mostro munito di tanti occhi da cui doversi difendere. Soltanto nella vecchiaia, dopo i lunghi anni del suo silenzio artistico, e giunta a una sorta di riappacificazione che l’ha portata a considerare la sua arte come un dono da offrire agli spettatori. (dall’introduzione di Maria Pia Pagani )

 

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