L’implacabile di Alice Campbell, Edizioni le Assassine, 2025

Redazione

 

Esther Rowe, un’infermiera canadese, accompagna a Cannes una sua paziente, ma una volta terminato l’incarico, decide di rimanere in Costa Azzurra invece di ritornare nella fredda New York. Cerca allora un impiego presso l’enigmatico e sfuggente Gregory Sartorius, un medico più dedito agli esperimenti di laboratorio che alla cura dei pazienti. Il compito di Esther è prendersi cura di un anziano e ricco invalido, Sir Charles Clifford, nella cui villa abitano la sorella, la giovane moglie sposata in seconde nozze e il figlio avuto dal primo matrimonio.

Alcuni eventi sospetti sembrano però far pensare che qualcuno voglia togliere di mezzo Sir Charles: dopotutto, c’è una cospicua eredità da considerare. Quando il vecchio muore, le cause del decesso appaiono naturali, ma Esther, osservatrice attenta e infermiera scrupolosa, non ne è però così sicura e si ritrova coinvolta in una complessa macchinazione omicida. Troverà, lei straniera e sola, qualcuno che possa aiutarla a risolvere l’intricato mistero e a sfuggire alla morte?

Incipit: Quando suonò il campanello del numero 86 di Avenue de Grasse, Esther si sentì percorrere da quel piacevole brivido – una via di mezzo tra il timore e l’entusiasmo – che proviamo quando andiamo incontro a qualcosa di sconosciuto. Un’eccitazione forse esagerata, considerato il carattere prosaico della sua missione: cosa poteva esserci di così eccitante nel fare domanda per un posto da assistente di un medico? Tuttavia era inutile negare il fatto che, quando la porta che aveva di fronte si fosse aperta, qualunque cosa, o forse tutto, sarebbe potuto succedere. È così che la gioventù vede le cose. L’opportunità è una porta aperta davanti a noi. Così il suo professore di latino, anni prima, aveva espresso il significato più profondo del termine. Esther sorrise al ricordo e si congratulò con sé stessa per non essere tornata con la coda tra le gambe al suo lavoro in America, scegliendo, al contrario, di approfittare di ogni porta aperta per entrare ed esplorare ciò che vi era dall’altra parte del mondo. Al civico 86 c’era una villa come tante, dignitosa ma senza alcuna pretesa di distinguersi dalle altre. I vetri tersi delle finestre scintillavano al sole, i gradini dell’ingresso erano di un bianco smagliante, la targa in ottone faceva brillare la scritta Gregory Sartorius, Medico. Di fianco al cancello una mimosa distendeva verso il cielo il suo piumaggio dorato. La mimosa… a febbraio! New York, pensò Esther, era avvolta nella tormenta. Le sembrava di vederla, con le sue strade deserte lastricate di ghiaccio e gli edifici torreggianti: un mausoleo di gelida pietra e neve sporca. Quanto ai fiori: diamine, un solo ramoscello di quella mimosa nella vetrina ghiacciata di un fioraio sarebbe costato una fortuna.

 

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