Nel ‘nondove’ la barbarie inabissa il Cuore: Poesia da Gaza

di Anna Donata De Blasi

 

Potrebbe sembrare superfluo chiedersi perché fare poesia su Gaza o leggere poesia da Gaza, su cui la barbarie della guerra ci mostra visioni di morte, di vite giovanissime spezzate dalle bombe e interrogarsi sulla funzione della scrittura in questo tempo non tempo, in questo “nondove”, dove la barbarie inabissa il Cuore.

Carlo Alberto Augieri, già docente di Critica ed ermeneutica del testo all’Università del Salento e collaboratore scientifico della storica editrice Milella, nell’incontro al Teatro Asfalto a Lecce, ieri sera, 19 giugno 2025, ha affermato che proprio in questo tempo è necessario promuovere la scrittura per un nuovo umanesimo, coinvolgere le associazioni del territorio per innalzare il proprio grido contro il barbaro, contro chi nega l’umanità dell’altro, chi fa dell’altro una minaccia, per giustificare i propri gesti feroci e convogliare le coscienze, che vogliono il bene dell’altro.

Ed ecco allora la funzione della poesia, inclusiva, in cui la parola è aperta ad abbracciare l’altro, a tradurre la tragedia umana, che tocca l’universale del cuore, in questo osservatorio dell’inumano, a cui ci stiamo assuefacendo.

Molte le voci intervenute nell’incontro, tra cui Pazienza De Venere, Carla Chiara Perrone, Angela Perulli, Anna Stomeo, che hanno attraversato con i loro versi l’animo umano fino a rendere la loro performance toccante e intensa.

Il giornalista Ludovico Malorgio ci ha ricordato le cifre spaventose della barbarie a Gaza: 55 mila persone inermi uccise; mentre Pompeo Maritati legge “Ad un bimbo di Gaza” e Maurizio Nocera rammenta le urla disumane delle bambine e dei bambini di Gaza nel silenzio assordante di questo Occidente, dove la voce di Papa Francesco è stata sepolta.

Marirò Savoia, nei suoi versi, usa la parola identità: la cosa molto bella, a cui noi aspiriamo, è che sia casa, dove uno viene accolto, nelle braccia, che accolgono il fratello, riconoscersi nel sorriso umano: l’identità non indifferente.

Mariangela Zecca esprime nella sua poesia un lamento accorato, ma molto dignitoso, dedicato a tutte le bambine e i bambini di Gaza, afghani, iracheni… Il vero grande peccato di questo secolo è l’indifferenza, ricordando le parole di Papa Francesco.

Cosimo Rodia presenta una preghiera, si rivolge al Dio universale, colui che tutto può, perché solo attraverso l’energia divina sarà possibile spezzare questo flusso di odio, di violenza, una brutalità gratuita nei confronti di un popolo inerme, affamato, che con dignità accarezza l’ultima porta, quella porta distrutta dalle bombe e che oramai è solo un ricordo, che porterà per sempre tra le ferite del dolore: “Preservaci dal male, Signore! Il mondo è un imbuto/in questo odore ferroso di sangue infantile”.

Rita Rucco, poetessa del tempo e nel tempo, entra nell’orrore con le parole di una poetessa di Gaza, Batool Abu Akleen, che frequenta la Facoltà di Letteratura Inglese e Traduzione presso l’Università Islamica di Gaza. A maggio ha pubblicato la sua prima raccolta bilingue “48kgb”: “Raccolgo cuori freschi dalla strada/, i più sconfitti./Con dita agili, rubo le lacrime/e riempio scatolette arrugginite di sardine /con l’odore del dolore…//In una pentola di rame/ faccio bollire ciò che ho rubato…/Verso il composto nel mio cuore/ finché non annerisce/ Così cucino il mio dolore”. Questo dolore è troppo forte: non c’è l’altro che è in noi e l’io di noi. La poesia è l’altro che è in noi, io sono l’altro, l’altro è in me.

Angela De Venere legge le poesie della madre, una trilogia collegata dai versi finali “Dammi una mano/ per abbracciare il dolore” e ancora “Regina della pace, fa’ che allontani dall’uomo giorni nefasti”. Alessandro Zaffarano colpisce con i suoi versi: “Un sacco di farina bianca/come il volto dei bambini”.

Giuseppe Zilli riflette sulla parola “perdono”, si chiede quante generazioni, quanto tempo si dovrà impiegare, per perdonare questo massacro. Noi siamo stati abituati ad essere di parte: chi sta con Israele, chi con i Palestinesi di Gaza. Noi non dovremmo essere di parte, essere invece per la pace, perché la pace è un dono e, come un dono, deve essere data a tutti i popoli, specialmente alle bambine e ai bambini.

Il musicista Gianluca Milanese accompagna i versi, le poetesse e i poeti, perché la musica esprime l’universale del mondo.

Carlo Alberto Augieri conclude la toccante serata, invitandoci a continuare a scrivere parole di bellezza, per superare la barbarie che ci sta attorno.

 

(in foto da sx: Antonella Zannetti, Cosimo Rodia, Carlo Alberto Augieri, Giuseppe Zilli, Anna Donata De Blasi)

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