Pudori di Ritanna Attanasi, i Quaderni del Bardo Edizioni, 2025

Redazione

 

Pudori non è una semplice raccolta poetica. È una confessione rituale. È un corpo a corpo tra

parola e silenzio, un poema denso che si fa diario, elegia, grido. Ritanna Attanasi – classe 1994 – ci

consegna un’opera che infrange le frontiere della poesia tradizionale per affondare le mani nella

carne viva dell’esistenza. È un libro che non chiede il permesso. Entra, abita, smuove, scompiglia.

Attanasi scrive con un’urgenza che brucia. Ogni verso è una scheggia che tocca il desiderio,

l’identità, il lutto, la memoria delle madri e dei padri, i miti personali e collettivi, la ferocia del Sud

e la dolcezza struggente dell’intimità femminile.

Con linguaggio crudo e sacro, rifonda la parola “pudore” trasformandolo in atto politico, spirituale e

poetico.

Scrive Antonio Errico nella prefazione: La scrittura di Ritanna Attanasi è una costante rivelazione

di quello che si cela sotto la superficie dei concetti, delle opinioni, delle convinzioni, delle

esperienze, delle certezze. Sotto la crosta delle parole che pronunciamo. Custodite nell’abisso

protetto dall’onda. Protette dalla memoria, che seppellisce e disseppellisce ad ogni verso, ad ogni

parola. Qui la memoria è un tempo che si restringe e si dilata, che invade e si ritira, che si impone,

ostinatamente, e che fa da sfondo all’espressione. La memoria è la condizione che genera il

confronto tra le circostanze e le situazioni, che innesca domande. Perché questa è una scrittura

tramata di domande che spesso – quasi sempre – rimangono senza risposte, ed è l’assenza di

risposte che genera la ricerca della verità: di una verità plurale, composita, complessa, che si

trasforma in relazione alla stagione dell’esistenza.

 

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