Logica dell’essere. Metafisica formale tommasiana di Francesco Panizzoli, Armando, 2025

Redazione

 

Il lavoro è una riesposizione della metafisica della partecipazione allo ese ut actus di Tommaso d’Aquino con l’ausilio di alcuni settori della logica formale contemporanea, la Category Theory e la Modal Logic.

Si ridefiniscono così alcuni concetti notevoli della disciplina: esistenza, essenza, ente, analogia, fondazione, individuazione. L’opera dà anche un contributo in senso meta-epistemologico alla tripartizione della logica (pragmatica- sintassi-semantica).

«La metafisica, nel 2025, può ancora occuparsi dell’essere? La tendenza contemporanea di matrice analitica ha registrato i suoi compiti nel determinare la natura di ciò che vi è, e ciò che vi è è assegnato come oggetto proprio all’ontologia (cfr. Varzi 2005). Io reagisco con immenso stupore a questa distinzione, forse perché ancorato alle prime acquisizioni degli studi filosofici, quando nelle lezioni introduttive di “Storia del pensiero antico” si insegna che essa, la metafisica, è ricerca delle cause e dei principi primi dell’ente. Mi pongo tutte le volte la medesima domanda (banale?): la metafisica non può più parlare dell’ente e dei suoi principi primi perché, in un certo senso, questi sono stati superati o sostituiti con nuovi apparati? Le filosofie di Aristotele, o di Plotino, di Duns Scoto e altri, “non valgono” più perché appartenenti ad uno stadio precedente del pensiero? Non funzionano se non entro una contestualizzazione storica? Ma quindi: cosa significa “progresso” o “sviluppo” in filosofia? C’è sicuramente una progressione intrinseca alla disciplina di periodo storico in periodo storico: ai problemi di un certo sistema di pensiero sono state trovate nuove soluzioni o nuovi approcci, poco tempo dopo o talvolta molto tempo dopo; a certi problemi concettuali posti da un autore o una corrente delle risposte e delle contro-risposte; ad alcune aporie dei tentativi di superamento tutto questo ha certamente un sapore storico. Ma l’evoluzione complessiva della disciplina è così rigidamente lineare? La filosofia si evolve al punto che non si può “tornare indietro”? Se essa sancisce che “Dio è morto”, allora è morto; se l’essere è obliato”, allora è obliato; se non si fanno più le “grandi narrazioni”, allora non si possono/ devono fare? Tutto questo è così fortemente normativo? Non si può più parlare di certe cose, se non tenendo conto di questi epigoni?»

 

 

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