La Strage degli Innocenti

di Valeria Liuzzi

 

La strage degli innocenti è un dipinto di Guido Reni, realizzato nel 1611 quando l’artista era a Roma. L’opera è un olio su tela misura 170 x 268 cm di altezza ed è conservata nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Il lavoro fu commissionato all’artista dalla famiglia Berò e sistemata inizialmente nella Cappella di famiglia facente parte della chiesa dedicata a San Domenico a Bologna.

Guido Reni bolognese fu avviato fin da piccola età agli studi musicali, in quanto avrebbe potuto seguire le orme del padre ma egli era maggiormente predisposto per il disegno e la pittura, così entrò a Bologna nella bottega del pittore fiammingo Denijs Calvaert  per il suo apprendistato che durò una decina di anni. Dai contemporanei dell’epoca fu definito il “divino Guido” per il suo indiscutibile talento in campo artistico ed è uno dei maggiori interpreti del classicismo seicentesco.

Aderì all’Accademia degli Incamminati, una delle prime accademie d’arte istituita in Italia e fondata dalla famiglia dei Carracci: Annibale, Ludovico, Agostino. I Carracci artisti anch’essi, erano propensi con la scuola da loro fondata di recuperare il classicismo soave, equilibrato, divino già emerso nei capolavori di Raffaello Sanzio e il cromatismo dei pittori veneti cinquecenteschi: Giorgione, Tiziano, Tintoretto.

Nel quadro “La Strage degli Innocenti” è raffigurato un evento drammatico narrato nel Vangelo di Matteo: Erode re di Giudea decise di far ammazzare dai suoi soldati tutti i bambini molto piccoli d’età per distruggere la vita di Gesù. La scena pittorica è movimentata, concitata, ci sono due bruti di cui uno rappresentato di spalle, l’altro con la testa inclinata in basso intento a colpire con un pugnale. Quello raffigurato di spalle, cerca di afferrare dal velo, dai capelli una madre che tenta di mettere in salvo il suo piccolo, un’altra donna a destra cerca di allontanarsi dal luogo nefasto tenendo stretto al petto il suo bambino, altre madri in basso tentano di svincolarsi come possono, una di loro con le mani giunte implora il cielo affinchè non avvenga ciò che purtroppo sta per accadere: un massacro di innocenti.

Le donne che ricordano le madonne di Raffaello Sanzio sono studiate da Reni con meticolosità ed efficacia, secondo i criteri del classicismo e sono in luce, investite di luce divina come i bambini mentre i bruti sono in ombra e lo studio delle anatomie dei loro corpi ci riporta immediatamente allo stile di Michelangelo Buonarroti, interpretato nel ‘600 con contrasti forti di luce-ombra da Caravaggio.

I movimenti concitati, febbrili di braccia e mani creano due diagonali che si incrociano al centro, all’altezza del punto di fuga prospettico, dietro i personaggi s’intravedono delle architetture che si aprono come le quinte di un fondale scenografico e nel cielo due angioletti si affacciano dalle nuvole tenendo tra le braccia dei fasci di palme, simbolo del martirio che si sta svolgendo. La presenza dei due angioletti potrebbe anche simboleggiare una promessa visibile alle madri e a noi fruitori: i bambini che stanno per essere annientati dalla crudeltà umana saranno eletti ben presto messaggeri di Dio. Il dramma è fermo, immobile, cristallizzato nelle urla delle madri che tentano di proteggere i propri piccoli, soprattutto nel vuoto spaziale al centro del dipinto che è anche vuoto temporale segnato soltanto da un pugnale tenuto di punta da uno degli assassini un attimo prima di inferire sui corpi degli innocenti posti a terra, in basso. In maniera magistrale Guido Reni in questo dipinto racconta un episodio che avviene sotto i nostri occhi, ma l’orrore è bloccato, sublimato un istante prima che avvenga lo spargimento di sangue, l’irreparabile. Fonde in maniera mirabile il classicismo moderato, equilibrato del ‘500 con una rappresentazione teatrale, dinamica che è tipica del Barocco seicentesco. Armoniosi risultano anche i valori tonali usati. È un capolavoro che supera diversi secoli e giunge fino a noi nella sua interezza e bellezza, intatto il valore artistico e il contenuto universale insito in esso: durante le guerre, in tutti i massacri di vite umane, da una parte abbiamo dei carnefici che assumono fattezze bestiali e dall’altro vittime sopraffatte nel contingente dalla malvagità.

Proprio a questo capolavoro ho pensato l’altra sera, venerdì 26 quando nel museo civico di Lizzano ho ascoltato da alcuni poeti itineranti autori di testi poetici, parole cariche di profondi significati, potenti, che esprimono dolore, orrore, sgomento, per il genocidio che si sta perpetrando nella striscia di Gaza: israeliani che attaccano arbitrariamente, brutalmente il popolo palestinese. L’evento a Lizzano “Poeti e Coscienze per Gaza” è stato reso possibile grazie al contributo della dirigente scolastica dell’I. C. “Manzoni”, dott.ssa Lucia Calò, al Sindaco di Lizzano, dott.ssa Lucia Palombella, ai docenti di Lettere del plesso “Chionna”, in modo particolare al prof. Cosimo Rodia che ha organizzato e coordinato l’incontro.

Durante la serata il prof. Rodia ha dichiarato che il lavoro che sta compiendo il gruppo di poeti sopra menzionato sarà come un sasso gettato in uno stagno, in superficie si formeranno tanti cerchi concentrici che si allargano coinvolgendo, sensibilizzando sempre più coscienze e che le parole poetiche esprimono verità assolute.

Un altro autorevole poeta prof. Carlo Alberto Augieri (ordinario presso l’Unisalento) ha menzionato un bambino che accarezza il suo giocattolo preferito nonostante sia rotto. Sappiamo bene che i bambini si identificano nel loro giocattolo più apprezzato, una parte di sé si trasferisce su un giocattolo in particolare e accarezzarlo ridà valore, dignità a ciò che è definitivamente rotto, spezzato, distrutto.

Sarebbe auspicabile, benchè illusorio, fermare tanto orrore come fece Guido Reni nella sua creazione artistica sopra descritta, dare spazio ad una regia teatrale o cinematografica totalmente diversa da ciò che vediamo, che ingeriamo nostro malgrado tutti i giorni attraverso i mass-media. Siamo consapevoli che ciò non si verifichi; probabilmente i tempi per negoziare una pace tra Israele e Palestina saranno molto lunghi così come per altre guerre in corso. Ci rimane carezzare i tanti corpi dilaniati di bambini, donne, anziani, andando col pensiero lì, utilizzando le parole più adatte, mettendo in atto intenti di pace per restituire loro valore e dignità sottratta.

 

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