Spatriati di Mario Desiati, Einaudi, 2022

di Annachiara Bruno

 

È ricerca di un’allocazione fisica e di una sistemazione intellettuale; “Spatriati” è sentirsi fuori posto, e quindi spingersi oltre. Per scoprire/affermare la propria identità, prendendo le distanze dalle proprie origini, dai condizionamenti familiari, dalla comunità tutta.

“Spatriati”. Per riuscire a trovare la capacità di far convivere in equilibrio, due tipi diversi di identità: quella personale e quella sociale. Identità che interagiscono tra loro, influenzandosi reciprocamente tra stereotipi e pregiudizi!

“Spatriati” sono relazioni che sono non amore, sesso, amicizia. O forse tutto ciò insieme o niente.

“Spatriati” è vergogna, paura del giudizio, convenzioni sociali ristagnanti, in quel grande universo che è la sessualità, a prescindere dallo stigma sociale che accompagna la diversità.

“Spatriati” è, infine, descrizione molto dettagliata di luoghi fisici e geografici.

Leggere un libro comporta attenzione, che a sua volta, stimola interesse verso quella specifica scrittura, ma il booster di gran lunga più efficace è dato dalle emozioni che quel libro provoca nel lettore.

Emozioni: privilegio di esclusività tra autore e lettore, di intimità, quasi; di tenerezza, di condivisione, comunque.

Emozioni: perchè le parole aiutano a ritrovare se`medesimi, ad ascoltarsi scavando nell’abisso più profondo della propria coscienza dove stanno nascoste le verità più autentiche.

A dir il vero, però, la lettura di “Spatriati” non mi ha dato particolari emozioni, non mi ha lasciato spazi per grandi riflessioni.

Oggi come ieri i giovani sono alla ricerca delle ragioni di vita su cui costruire la propria esistenza in una società che, per diverse ragioni, coltiva il dubbio, il cinismo, la paura, l’impotenza, creando ambienti totalizzanti, che però producono esitazioni di identità, di sesso, di famiglia, di amicizia.

 

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