A new world il nuovo disco di Andrea Penna.

Redazione

 

“A new world” è il titolo del nuovo disco del batterista e compositore piemontese Andrea Penna, pubblicato su etichetta Workin’ Label e distribuito da I.R.D.
Il titolo del disco nasce da un desiderio di profondo rinnovamento e dall’esigenza nostalgica di ritrovare le emozioni di ricordi e affetti vissuti. Come in un flusso di ricordi che si sovrappongono, i brani si configurano come piccole suite, in atmosfere e generi si susseguono secondo un filo emotivo.

Per la realizzazione di questo nuovo progetto Andrea Penna si è avvalso della collaborazione dei musicisti con i quali da sempre condivide i suoi progetti musicali: il pianista e compositore Massimo Artiglia,  il bassista Umberto Mari, il sassofonista Luca Biggio, i chitarristi Mario Petracca, Andrea Mignone e il flautista Antonio Santoro.

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IL DISCO TRACCIA PER TRACCIA

La tracklist si apre con “Parlami ancora” brano composto immaginando il mare, il discorrere intenso e rilassato passeggiando sulla spiaggia, con qualche brivido di gioia ed una grande voglia di libertà.
“A new world” è invece frutto del desiderio utopico, forse con un po’ di ironia, di vivere in un mondo diverso intriso di emozioni positive.

Il desiderio di un abbraccio profondo, con un piccolo salto nel passato, caratterizza invece l’idea di “In my arms”, dove lo scorrere di vecchie fotografie ha portato alla mia memoria alcune emozioni legate a mia figlia.

Le nuvole si spostano veloci, un po’ di freddo sta arrivando ed il tempo cambia in un attimo. Succede “Tutto in un momento”, sono i cambiamenti rapidi delle cose ma anche gli imprevisti della vita che a volte possono essere piacevoli.

Scorrono i pensieri, “E fuori piove”. Aspettiamo. Una giornata di pioggia dove ascoltarsi dentro, meditando con un poco di malinconia.

“30 Years later” nasce nell’idea del ricordo dei tempi passati, degli affetti, degli amici, delle strade percorse insieme. Tutto questo però ha una relazione con il presente, cosa è rimasto e cosa è cambiato?

Durante gIi anni del servizio militare si diceva e si scriveva così: “Poki”, quando ci si avvicinava all’alba, il congedo, ed il desiderio di tornare ad una vita normale era grande. Come durante il primo lockdown, osservando le strade vuote, non si vedeva l’ora di essere di nuovo liberi.

“It was just like that” è una constatazione fluttuante tra fatalismo, delusione, dubbio e necessità di accettare i fatti. E’ stato proprio cosi?.

“1Be my dear” è invece un brano scritto pensando al carattere e alla grande sensibilità del mio caro amico Umberto che da sempre si firma come “1Be”.

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