Mosaico del viandante di Adelio Fusé, Book Editore, 2023

Redazione

 

Dopo La veglia del sonnambulo (2016) e Tempo ventriloquo (2019), chiude la trilogia dell’erranza: Mosaico del viandante che mette in scena un tu – il viandante, appunto  meticolosamente seguito nei suoi continui quanto imprevedibili spostamenti e incontri dall’io del poeta. Ne deriva una sorta di diario in seconda persona, nel quale l’io è tutt’altro che assente: l’io e il tu sono ognuno l’ombra dell’altro.

Il ‘tu viandante’, che evita gli itinerari lineari e precostituiti a vantaggio della pluralità, procede per libere associazioni e diramazioni, sia pure con la preoccupazione di rintracciare un filo conduttore via via che gli episodi-tasselli si accumulano. La sequenza cronologica è sovvertita dalle intromissioni della memoria. Il passato, benché intermittente, una volta recuperato si reclama come presente. L’andare del viandante nello spazio (spiagge solitarie, aree extraurbane con aeroporti e scali ferroviari, città dai grattacieli spettrali, la campagna dell’infanzia, fiumi in secca e altro ancora, sino a una pianura che sconfina nel mare) coincide allora, inevitabilmente, con un nomadismo nel tempo.

Passato, presente e futuro si fondono in un’unica dimensione temporale trasfigurando il reale, peraltro inscalfibile tanto nei suoi mali congeniti (il “dissesto diseguagliato del mondo”) quanto nella cronaca più negativa – la pandemia, l’emergenza climatica, la minaccia nucleare – che si fa Storia e insieme distopia (“il pianeta azzurro a catafascio / rigattieri a raccoglierlo nessuno”).

Protagonista di un viaggio in espansione costante e giocoforza incompiuto, il viandante si imbatte infine in un mosaico raffigurante un suo lontano omonimo, un “rabdomante di sentieri / nella geografia del tempo”. Lì il percorso non si conclude ma si rinnova.

 

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