LE IMPERFETTE – Storie di donne nell’Inghilterra vittoriana e post vittoriana di Emanuela Chiriacò (a cura di e traduzione), Primiceri Editore, 2020

Con un saggio di Paola del Zoppo

(Racconti di: George Moore, Ella D’Arcy, George Egerton, Netta Syrett, Arthur George Morrison, George Gissing, Virginia Woolf, May Sinclair, Elinor Mordaunt, L. Parry Truscott)

 

di Anna Rita Merico                  

 

Una cartografia di anime storicamente legate ad un’epoca. Anime con la loro volontà, la loro attesa, il loro essere nella sospensione di un’identità sepolta sotto ad un mancante progetto di vita. Una cartografia di punti di vista. Focus: il corpo e il pensiero femminile in contesto storico: quello vittoriano e post vittoriano.

La lente focale apre, immediatamente, sulla visione del gentleman in uno spazio aperto di proprietà. Sicuro di sé, orientato. Sguardo mirabilmente orientato verso le proprie ragioni, difficile pensare che possa macchiare il proprio punto di vista accettando il benché minimo spostamento di visuale. La Signora Shepherd: creta modellata a misura, introiezione d’ogni possibile desiderio, trasparenza di forme e di volontà. Attese, sospiri, congetture, speranze, rifiuti nel fluido bianchiccio delle sue vene e del suo cuore fedele.

E’ la narrazione di una sorta di malmonacazione laica vissuta negli spazi liberi di una clausura sui generis in cui tutto è vietato e tutto è rimandato ad un futuro da paradiso schiacciato nell’annullamento di sé, annullamento lento, piatto come solo una donna sa fare nel timore di perdere… ma, perdere cosa?  E’ la narrazione, ancora, di un dolore immenso che, per essere cauterizzato, chiede l’agonia d’ogni sentire. Il racconto di George Moore è una lezione d’indagine su cosa significhi annullarsi pur di giungere a “salvare” la propria figlia.

Qual è, per una donna, il desiderio più profondo? Non vi sono parole per dirlo ma la crepa si allarga. Ciò che manca, per molte di queste donne, non è un uomo. Hanno consapevolezza di poter e saper uccidere un uomo, come ape regina annoiate dal nulla della propria funzione. L’onda tocca un movimento di marea. Cosa sale dentro? Tra le pagine delle Imperfette si agitano movimenti sismici vissuti nel silenzio o nella lentezza. Sono personaggi che si spingono fino a limiti del possibile rispetto al proprio sentire, al proprio sesso, al proprio ruolo. Ognuna sprofondata nel proprio Stretto di Gibilterra. Osservano il vuoto che sgrana rosari eppure è un vuoto che accoglie lo spazio dell’intima decisione. Ognuna, dal dentro della propria storia, ha compreso che non è l’uomo il proprio compimento ma, dove e quali sono le parole possibili?

Emanuela Chiriacò, in maniera leggera e sapiente, accompagna all’interno di una traduzione ricca di soluzioni cercate. Le Autrici presentate non erano mai state tradotte in lingua italiana ad esclusione del racconto L’Associazione di Virgina Woolf (oggi pressoché introvabile in lingua italiana).

Il periodo tratteggiato si presenta, attraverso lo sguardo di queste storie, come periodo di profondo cambiamento epocale e, pertanto, periodo ricco di attinenze con il nostro per le tensioni che evoca e per la ricerca che sollecita. Interessanti i racconti scritti dalla parte del maschile. E’ un maschile che si assume la problematicità di un femminile non risolto e che paga lo scotto di una mancanza di chiarezza e consapevolezza rispetto al ruolo di un femminile stereotipato e inesistente frutto di proiezioni dello stesso sguardo maschile. Le figure di Robert Jinnins (Un povero diavolo) e di Archibald Jordan Un inquilino perfetto) inscenano il tracollo, nell’immaginario maschile, di un femminile a lungo forgiato a “proprio uso e consumo”. Il femminile che slitta via dai canoni richiesti porta via con sé ogni possibilità di “salvezza” anche per il maschile. Lo sguardo a due della creazione dei ruoli e le forme generate dall’occhio potente (maschile) all’interno del patriarcato, porta a dissipazione certa sia il femminile (da cui l’azione prende il via) che il maschile, luogo di ignara ricaduta dell’intera trama narrativa.

Gli snodi narrativi tengono l’attenzione di lettura molto alta data la novità della materia trattata: il malessere femminile vissuto tra mura domestiche e dal di dentro di relazioni divenute asfittiche. Ciò che viene messo a nudo tra le pagine delle Imperfette è la menzogna di una società che non può continuare a chiedere a se stessa di poter rimanere identica a sé in un periodo in cui mutamenti politici, sociali, economici strattonano esistenze e percezioni della realtà. Forti le incursioni all’interno di luoghi e vita della classe operaia, ciò a dire di un mutamento sociale che chiedeva posto e conto in letteratura.

“…Jenny lavorava in una fabbrica di marmellata, è in lei c’era qualcosa dell’aroma della frutta matura: fragole, prugne e susine selvatiche e lamponi maturi. Era rotondetta, giovane e innocente: con le labbra molto rosse e gli occhi molto brillanti, brunastri, il colore delle foglie di mora in autunno, che armonizzava con i capelli…”[1]

La chiusa della raccolta è un manifesto. La Donna Con Le Mani in Mano di Parry Truscott dipana in maniera originale un grande spostamento dalle emozioni, dalle situazioni agli oggetti. Al termine della narrazione la protagonista è svanita. Al suo posto la scia in alone degli oggetti che, da sempre, avevano segnato la punteggiatura di una stanza. Stanza in cui Lei aveva vissuto malatina e immobile e in cui, Lui, torna dopo peregrinazioni alla ricerca di un luogo in cui poter fermarsi-allocarsi. Al suo ritorno, però, Lei non c’è si è sottratta, ha trovato la propria strada, è uscita dalla stanza andando incontro al mondo, lasciando il rientro di Lui in una posizione di totale destabilizzazione. Bellissimo il fermo immagine all’interno dell’attesa di lui. Un incisivo fermo immagine intorno e dentro la stanza in cui erano soliti incontrarsi. Una stanza in cui tutto, in passato, era sempre identico a se stesso mentre, ora, mostrava solo oggetti “strani” che mal si coniugavano con quanto precedentemente segnava il luogo. Ora: libri, fogli, mozziconi di sigarette, penne lasciano in sospeso la meraviglia per un cambiamento radicale. La convivenza di opposti agita la convivenza di emozioni contrastanti. Le Imperfette: un cambiamento del mondo colto attraverso occhi di uomini e donne alle soglie di una contemporaneità che si preannuncia tra ombre e lucidità, incide sui corpi e nel pensiero lasciando segni capaci di lasciar sgusciare via tutto dalle dinamiche conosciute.

Imperfette e Imperfetti: ciò che di noi, oggi, intendiamo indicare perché imperfetta e continua la disciplina di cambiamento in cui siamo. Imperfetto il nostro stare alla realtà sempre mancante se non misurata nel ritmo di un movimento che rompe, dissolve, riorganizza. Imperfetti, dunque, i termini di disfacimento dell’odierna parabola che ci mostra come sia svanito, contemporaneamente, realismo e processi di umanizzazione sino a ieri conosciuti. Le Imperfette: attualità di “un’imperfezione” storica che ci sussurra il senso di una prolifica ricerca in letteratura così come nell’esistenza.

[1] Emanuela Chiriacò (a cura di), Le Imperfette – Storie di donne nell’Inghilterra vittoriana e post vittoriana, Primiceri Editore 2020, p. 159.

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