Catumerèa – Versi multilingui a sud del sud di Leo Luceri, Musicaos, 2022

di Anna Rita Merico

 

Una raccolta di liriche caratterizzate da temi che richiamano l’attenzione su di una dimensione locale dei luoghi del poetare per, poi, allargarsi ad uno spazio geografico ampio che narra il Sud come dimensione dell’interiorità.

La silloge è divisa in cinque sezioni: A sud delle foglie d’acanto; Provvisorie baie del ristoro; Permesso d’attracco; Calle del Limòn; E setaccio le voci.

Proviamo a raggruppare provvisoriamente le tracce del poetare delineate da Leo Luceri in poche Stanze che possano renderne i temi trattati.

Il Sud oggi: la stagione del meridionalismo italiano del II dopoguerra ci ha consentito di entrare in un Sud in cui luci stagliate e contorni netti di paesaggi hanno delineato il perimetro geograficamente definito di terre le cui caratteristiche si imponevano all’attenzione per le loro arsure, per i loro elementi, per i loro rimandi precisi a condizioni dell’animo umano. Oggi, come tratteggia il Sud, Luceri? E’ la prima pennellata con cui s’apre la silloge

A sud del sud

i meriggi in sosta

teatri dell’esistenza

non finiscono mai

appesi ad orologi

nel sottoscala della mente

imploriamo il tempo

immaginiamo ricordi

di vite di passaggio

nostalgie prese in prestito

da futuri altrui…[1]

è un Sud che compare riportandoci al mondo dei versi di Bodini, agli “incantamenti”, ad un dimensione del tempo solenne perché raffermata tra ricordo, nostalgia e futuro che non si staglia.

…  balconi all’uncinetto

su palazzi cariati

estati decorate

con foglie di tabacco

giornate ocra

che non vogliono camminare[2]

Un sud assonnato, un sud meridiano, un sud intessuto di scarsi eventi, un sud terra di poeti, è il sud dei cimiteri, è il sud dei ricordi, un sud senza nome infilato in musiche antiche. In questo sud ciò che riesce fare è fingere. La finzione è anche la dimensione del barocco così ben enucleata da Vittorio Bodini e da Carmelo Bene. E’ il barocco della pietra finemente lavorata ma è il barocco del labirintico cercare che addomestica il demoniaco della forma cercata sottesa come magma al di sotto di ogni possibilità del dire.

…Fingere ci viene bene

ma fingiamo solo per amore

siamo troppo innamorati

di questo lembo

di terra allo sbando…[3]

A sud, oggi, l’io poetico di Luceri coglie tratti che indicano la nominazione di un cambiamento che ci tiene nello spazio, talvolta assonnato, di un dolore di perdita che ci strania. Come mutano i caratteri della poesia “a sud”? Nella silloge di Luceri, il tema dell’appartenenza cambia tono e spessore di prensione. Non è più l’appartenenza forte alla terra da cui non è possibile andare via, non è più l’appartenenza serrata agli oggetti vissuti con tonalità emotive come fossero viventi, è un possesso che indica desiderio cercato d’altrove. Il testo inizia a dialogare con il “fuori” e si staglia il passo che porta a lasciare il luogo.

Certe volte ti prende

l’altrove

e con forza ti spinge

t’incarta in una via d’uscita

zona franca provvisoria

lontano dal blaterare

che mortifica queste strade…[4]

E’ l’andar via per desiderio, per questioni di vita che consente di lasciar comparire le tante case in cui si è vissuto, i tanti volti apparsi e scomparsi in luoghi vissuti e lasciati, le piazze, le stradine di paesi lontani, luoghi e volti che si vestono di ricordi e fattezze note legate al passato, alle provenienze da cui il viaggio è iniziato.

Molte case ho vissuto

in città diverse

sempre lontane

parte di me

tutte un po’…[5]

E’ appartenenza leggera questo portarsi Sud nella necessità dell’andare, nel bisogno di paragonare tutto restando dentro le misure che il sud ha insegnato. E’ leggero il “far casa” restando fuori senza dimenticare il ritorno. E’ nell’appartenenza leggera che diviene, luogo nel luogo, la lingua. Nella raccolta di Leo spagnolo, greco, griko, italiano, slovacco fanno capolineo tra le pagine mostrando ritmo e suono di lati altri della vita, quei lati che si rannicchiano lenti cercando di ricucire l’estraneità ai luoghi rendendola amica attraverso la culla di lingue da scoprire, in cui entrare.

Tra le lingue, imperioso, il griko. Lingua della memoria, lingua di “casa persa”, lingua di storia andata con il suo antico portato di significati e di memorie aristocratiche per un intero territorio.

Dòketi fiuru ‘is mali lipi

Tos pono alàdia miristikà

Meli attòn Epiro tis raggia

Kani tis agapi mia filimà

 

Regala fiori alla tristezza

Al dolore olii profumati

Miele d’Epiro alla rabbia

All’amore basta un bacio[6]

Titolo della silloge: Catumerèa. “E’ la via che sta più nel cuore di tutti i martanesi, una strada lunga e stretta che un tempo collegava il Centro con la via Traiana Calabra e sulla quale si aprivano molte corti… Quella via, con i suoi vicoletti laterali, era un mondo. Ogni corte era un mondo. Prevalentemente di lingua greca… vuol dire, semplicemente, parte di sotto, parte bassa…”[7]

Versi multilingui d Leo sono queste scorribande colte tra lingue che rendono il senso di un linguaggio che “fa” casa nei Sud del mondo che divengono sud dell’anima. E’ un lasciarsi trasportare da una parte all’altra di un’amaca di suoni che rende una cartografia di sensi nuovi in un Sud che ha perso steccati e barriere e si mescola dietro al mescolarsi di genti e provenienze multiple. E’ un sud che ama dirsi nel presente nell’amore per la memoria che tesse la possibilità di essere stando nel presente con il carico di un passato che è, sempre, narrazione possibile a sé, cifra del proprio andare, dialogo interiore che fila tempo.

Aspettami

su quel tratto d’Irlanda

che porta a Badisco,

ai piedi della torre

guardiana del canale.

Chiedi ai monaci

se non trovi il cammino,

parla dolce al loro spavento,

Di’ che i libri son salvati,

non dire che è finita

con loro la scrittura

di stenti la parola

Di Costantinopoli chiedi

e dov’è il suo cuore

se a oriente o a occidente

…Aiutami a raccogliere gli anni

le voci i canti e le preghiere…

su quel crinale del tempo

che domina sul mare.[8]

Nel tempo storico poetato da Luceri la sovrapposizione tra passato e presente diviene possibilità di serrato dialogo con i luoghi da cui si dipana il dentro ed il fuori dell’anima. E, da tale prospettiva, si illumina la lirica A Madrid, con Vittorio Bodini. In essa non solo il luogo ma anche i volti si sovrappongono e la signora che compra verdura è la vicina che lavora a maglia con mia madre. Madrid, capitale della geografia dell’anima di Bodini, scorre dinanzi mostrando ciò che era ma, soprattutto, Luceri attraversa il gioco di sovrapposizione che il Poeta ha visto tanto da rendere Madrid luogo eletto per l’amore dello stesso Salento e della la letteratura ispanica. Un continuo slittamento di piani che ci rende caro questo modo di scrivere e di attraversare passato, presente e desiderio di vedere oltre in questo Sud amato in cui l’Io poeta non può che registrare attuali mutamenti di contesto e di paradigma.

Nel Gijòn il tuo amico Manolo il cameriere non c’è

oggi non lavora

ti ordino un vermut alla spina?

non ti sei mai abituato al caffè spagnolo

En el Gijòn tu amigo Manolo el camerero no està

hoy no trabaja

te pido un vermù de grifo?

nunca te acostumbraste al café espanol[9]

Versi multilingui a sud del sud perché Sud, oggi, è territorio di melting pot di anime oltre che di lingue e di etnie, è ibridazione di storie, è rifacimento di memorie, è sedimentazione di nuove narrazioni del passato. L’io poetico, oggi, non può che raccogliere le tracce di come sta andando a sedimentarsi questo sempre provvisorio andare nei dinamismi serrati della contemporaneità.

 

 

 

[1] Leo Luceri, Catumerea, Musicaos, 2022, p. 17

[2] Ivi, p. 23

[3] Ivi, p. 31

[4] Ivi, p. 41

[5] Ivi, p. 42

[6] Ivi, pp. 100-101

[7] Ivi, p. 7, così l’Autore nell’introduzione alla pubblicazione.

[8] Ivi, pp. 24-25

[9] Ivi, pp. 14-15

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