COSIMO RODIA è studioso di LG e cultore della disciplina presso l’Università del Salento; si interessa contestualmente della poesia e del romanzo del Novecento. Ha all’attivo diverse dozzine di pubblicazioni tra saggi, articoli scientifici, racconti e silloge poetiche. L’ultima è Per il falò (2023). È redattore della rivista scientifica “PAGINE GIOVANI”; ha fondato e dirige portale di letteratura, arte, musica, costume e società: INTERZONA NEWS

 

Vasily

(di Cosimo Rodia)

 

Vasily stringe la mano della Cooperante col dolore

che gli oscura la luna: ha seppellito il suo cane

di pezza e la sirena, lamento di pavone,

non cancella la voce di Olena mentre canta:

 

“Imagine there’s no heaven

it’s easy if you try

no hell below us”.

 

Vasily tornerà a cercare la madre rimasta forse

nel rifugio mentre le case diventavano soffioni alati.

Tornerà per lasciare un fiore sulla tomba

di Chapa tra i cadaveri di Bucha.

Tornerà nella scuola sventrata

per il ferro di cavallo del nonno

serbato nell’astuccio sotto il banco.

Tornerà nel parco arato dai razzi

per piantare nel cratere più fondo

la bianca orchidea della nonna.

Tornerà a occuparsi sulla panca 

con la mamma che ravviva la fiamma:

bella col volto d’alabastro e i capelli di grano!

Tornerà a spalare la neve sul davanzale

e tratteggiare sulla finestra la principessa Lybid

coi fratelli sulle rive del Dnepr.

Tornerà Vasily nel suo letto ad attendere

il maestro soldato: sarà pronto, con il libro

aperto alla pagina interrotta, alla stessa pagina,

per finire, come promesso, con voce suasiva,

la fiaba lasciata a metà.

 

*

 

Vasily

 

Vasily shakes the Cooperator’s hand in pain

darkened by the moon: he buried his dog

rag and the mermaid, peacock lament,

does not cancel out Olena’s voice as she sings:

 

“Imagine there’s no heaven

it’s easy if you try

no hell below us”.

 

Vasily will come back to look for the remaining mother perhaps

in the refuge while the houses became winged dandelions.

He will come back to leave a flower on the grave

of Chapa among the corpses of Bucha.

He will return to the gutted school

for grandfather’s horseshoe

stored in the case under the counter.

It will return to the park plowed by rockets

to plant in the deepest crater

grandmother’s white orchid.

He will return to occupying himself on the bench

with the mother who rekindles the flame:

beautiful with an alabaster face and wheat hair!

He’ll be back to shoveling snow onto the windowsill

and sketch Princess Lybid on the window

with brothers on the banks of the Dnieper.

Vasily will return to his bed to wait

the master soldier: he will be ready, with the book

open to broken page, same page,

to finish, as promised, in a persuasive voice,

the fairy tale left unfinished.

 

 

Valerio Magrelli (1957)

 

Così si percorre la vita,

con l’ansia del commensale

tra portate che non arrivano.

Si mangia molto pane e si beve,

molto si conversa di favolosi cibi,

universi d’origano, foreste

d’inauditi sapori. È già tardi

e sul limitare del pasto

in un deserto di molliche dalle segrete forme

(e questo è un piede sinistro, si vede),

la nera morte araba ci congeda.

(Da Ora serrata retinae, 1980)

 

Una similitudine tra un pranzo che si conclude col caffè (“la nera morte araba”) e la vita che “si percorre” favolosamente tra “universi d’origano…” per giungere poi a “un deserto di molliche” e con un “piede sinistro” nella sua significazione di rovina.

Il lessico è semplice con la posizione dell’aggettivo prima del sostantivo e col sonoro chiasmo “Si mangia molto pane… e molto si conversa…”.

Una visione esistenziale in cui la vita scorre senza che essa ci appartenga del tutto o che in essa si incida concretamente nel suo svolgersi.

(Cosimo Rodia)

 

 

SONIA VIVONA nasce in Calabria, a Belvedere M.mo (CS) e vive e lavora a Rende (CS). E’ Tecnologa CNR, esperta in Sviluppo locale e Counselor in Antropologia Personalistica. Ha pubblicato quattro sue raccolte poetiche. La sua prima raccolta “Prendimi per mano. Per volare verso nuovi gradi di libertà (Roma, 2016), ha vinto il Primo Premio internazionale “Maria Cumani Quasimodo” per la scrittura al femminile. È componente del Laboratorio Università della Poesia “Juan Ramon Jimenez”.

 

Emily D.

(di Sonia Vivona)

 

Con gli occhi

Accarezzo

Il mondo che non c’è,

interrogo la vita

mancata e non voluta,

cerco le parole

nascoste nell’apparente.

Verità e libertà

Consolano

Paure antiche,

Tra le mura

Amiche

Della mia solitudine.

Sono qui e sono oltre

Il tempo

Che corrode.

 

*

Emily D.

 

With the eyes

I touch

the missing world

asking the unwanted life

searching

for the hidden words.

Truth and Freedom

console ancient fears

between the walls

friends

of my loneliness.

I’m here and beyond

the time

which corrodes.

 

Il richiamo ad una voce autentica e cara, dà la cifra dei versi di Sonia Vivona, in cui emerge una inappartenenza in un tempo ‘che corrode’.

Cosa consola? La libertà del pensiero o della poesia? E, ancora: chi è Emily nella fattispecie? Forse anche l’autrice si muove nella ricerca oltre l’apparente!

(Cosimo Rodia)

 

 

Francesco Antonio Costabile (1924–1965)

 

Sonno di Garofani

L’acqua

del paese

ancora scorre

senza tubature,

ne s’alzano antenne

architetture

di pulegge e gru

perché gli uccelli

possono sbagliare.

C’è pace

vita chiara

di donne di bambini

di carri tirati dai buoi

e a sera, quando ai balconi

c’è un sonno di garofani,

due stelle bizantine

s’affittano una stanza

nel cielo della piazza.

I versi di Franco Costabile sono essenziali, vicini all’ermetismo con la sensibilità per le vicende umane e sociali tipica del neorealismo. Uno stile limpido, semplice ma mai banale.

La poesia di Costabile denuncia la difficile vita dei contadini meridionali e le difficoltà in cui è immersa la Calabria. Ma in mezzo a tanta miseria, in Sonno di garofani, parla di un’umanità che emana luce pur nel buio della notte, di una “vita chiara di donne, di bambini di carri tirati dai buoi”. Il fascino, la semplicità del vivere, una natura senza tempo, aprono ad un barlume di speranza. E nel “sonno di garofani, due stelle bizantine s’affittano una stanza nel cielo della piazza”. Ed è piena bellezza di immagini poetiche che ci portano al nostro Sud, al silenzio delle nostre piazze colme di vita.

(Sonia Vivona)

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