Il primo voto di Matilde di Fulvia Degl’Innocenti, Settenove, 2023

di Cosimo Rodia

 

Il romanzo dell’eclettica Fulvia Degl’Innocenti offre diverse sollecitazioni: dalla fotografia sociale nell’immediato secondo dopoguerra, al livello d’istruzione degli italiani, dagli interni delle famiglie popolari, all’effervescenza postbellica per la libertà raggiunta e per la partecipazione alla vita democratica; dal ruolo dei sindacati, alla valorizzazione del libro sia come ricerca di un altrove, sia di conoscenza della storia, sia come ascensore sociale; dal ruolo dei media (radio e giornale cartaceo) ai fatti storici richiamati.

Il plot è semplice. Matilde vive in campagna coi genitori, i fratelli, Luciana e Carlo, e i nonni; non è ancora maggiorenne, ma gusta l’ebbrezza del suffragio universale mentre si celebrano le prime elezioni libere dopo il Ventennio, tanto da ingenerarle un’agitazione interiore nell’attesa della sua prima volta.

Nel frattempo, non avendo potuto studiare, decide di prepararsi per gli esami di licenza media da privatista, mentre lavora come operaia. Si fidanza con Lorenzo con cui intrattiene discorsi sulla democrazia e sul ruolo degli eletti.

Tra passeggiate romantiche, dialoghi di confronto politico, di progetti futuri, arriva il Referendum istituzionale, nonché la prima volta per Matilde, che tenta di dissimulare l’ansia nel compiere consapevolmente il momento sacro della sovranità popolare; e lo fa combattuta tra i pareri dei nonni, apertamente monarchici, e quelli del padre e di Lorenzo, repubblicani convinti. Alla fine, quando entra nella cabina elettorale, il tumulto interiore si scioglie e scegli la strada che cambierà le sorti dell’Italia.

Ebbene dopo la vittoria della Repubblica e gli esami da affrontare, Matilde e Lorenzo si preparano con “assoluta fiducia nel futuro”.

Un romanzo che parla di sentimenti sia quelli personali sia quelli sociali. Sono narrati gli approcci amorosi, le fibrillazioni psicologiche nel costruire un legame di coppia, la bellezza di un rapporto alla pari; traspare in filigrana la consapevolezza dei protagonisti di essere soggetti attivi della svolta epocale vissuta in Italia; lo si comprende dai ragionamenti di Matilde e Lorenzo, dai loro propositi, dai loro sogni, dal diverso ruolo che avrebbe avuto la donna, dal nuovo modo di rapportarsi all’altro, dai nuovi orizzonti, consistenti in nuove forme di relazioni sociali, lavoro, istruzione, viaggi, impegno politico, informazione…

I sogni dei due giovani protagonisti altro non sono che il correlativo della rinascita della società italiana.

È un libro positivo che manifesta la bellezza della partecipazione alla res publica, che porta con sé entusiasmi, confronto, cambiamenti; aspetti sintetizzati nell’espressione di voto, strumento formidabile che tutti i cittadini hanno (siano essi colti o analfabeti, sani o malati, cittadini o dispersi montanari) nel contribuire a dare la rotta alla nave sulla quale si viaggia. Ecco la democrazia, ovvero la migliore forma di organizzazione di uno Stato, che “assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno” (Centesimus annus, Giovanni Paolo II).

Un libro che potrebbe aprire tra i giovani lettori un debate sui temi affettivi, storici, ideologici utile per ingenerare un’altra consapevolezza, ovvero, che la democrazia è una bella pianta cui necessita di cure continue.

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