Contro le “voci meccaniche”

di Sandro Marano

 

«Questa è l’età della nostra assenza dal mondo, anche

se lo abitiamo ancora. […]

dove voci meccaniche ci guidano nell’oscurità»

 

Questi versi duri impietosi del poeta ecologista Wendell Berry mi portano a riflettere sul nostro stile di vita, che la civiltà industriale ha ormai imposto a tutti i popoli della terra. E mi chiedo: quanti di noi sollevano ancora il capo verso il cielo durante la loro giornata? Quanti di noi conoscono i nomi delle costellazioni o si fermano a guardare il volo degli uccelli o la tempesta senza provare il bisogno di fotografarli e mettere le foto in rete?  Quanti di noi cercano di non mettere al centro del mondo il proprio Io?

Le macchine, i computer, i cellulari, tutto concorre a catturare la nostra attenzione, ad una certa fissità dello sguardo, a guardare solo avanti e mai in alto. Abbiamo perduto la dimensione verticale dell’esistenza. Quella, per inteso, che insieme alla dimensione orizzontale (e a questo allude il simbolismo della croce),  rende umana la nostra esistenza. Sotto questo profilo il treno e il traghetto offrono, rispetto all’auto e all’aereo, ancora una speranza. Ci consentono di osservare il paesaggio e di instaurare con le cose un’amichevole convivenza. Ed è questa, en passant, una delle ragioni insieme a quella ecologica, a quella estetica e a quella economica che ci fa dire che è un’idea sciagurata il ponte sullo stretto. Toglie bellezza e toglie senso all’esistere. Perché il problema non è tanto di rifiutare la tecnologia, quanto di non esserle succubi. Certamente la velocità e la comodità degli spostamenti che l’auto offre – il cui uso, data l’abnorme estensione delle città moderne, diventa a volte necessario – simula la libertà all’occhio dei più. Ma per la legge del contrappasso genera ansia e schiavitù.

All’incirca un secolo fa lo scrittore francese Pierre Drieu La Rochelle in Misura della Francia (1922) osservava che «tutti passeggiano soddisfatti nell’incredibile inferno, nell’enorme illusione, nell’universo di spazzatura che è il mondo moderno e in cui molto presto non penetrerà più un raggio di luce spirituale». Percorreremo sino in fondo questa china discendente? Inferno, illusione, spazzatura. Non resterà alcuna luce spirituale a guidarci, ma solo “voci meccaniche”?

 

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