Ecco i dieci punti del Manifesto dei poeti de La Vallisa, elaborati dal prof. Daniele Giancane ed emendati e condivisi da tutto il gruppo, nella riunione redazionale svolta mercoledì 20 dicembre 2023, a Ruvo di Puglia (Ba).

Un manifesto che “Interzona news” condivide, sostiene e diffonde.

 

MANIFESTO DEI POETI DE ‘LA VALLISA’ (Università della poesia Jimenez)

 

  1. La poesia è l’alba del mondo. Senza poesia il mondo perirebbe. Come una foglia secca, si accartoccerebbe e si disperderebbe nel vento. Noi rivendichiamo la centralità della poesia nell’esistenza umana, intendendo la poesia non soltanto come la parola scritta, il testo, ma anzitutto come ‘abitare poeticamente il mondo: guardare con gli occhi dell’infanzia, sorprendersi, considerare la vita stessa un miracolo, essere disposti al sogno e all’utopia, sentire acutamente la ‘missione’ di sensibilizzare, di emozionare, di dare un contributo essenziale per costruire un mondo nuovo.
  1. La poesia-ai nostri tempi-deve mutare direzione. L’autore isolato ha poco senso, perché si risolve in una ininterrotta autopromozione e in un inevitabile narcisismo (che entro certi limiti ha anche senso, ma sono limiti che pochi riescono a tenere a bada). La poesia ha bisogno di riscoprire la squadra, il gruppo, il team, la comunità. Proprio come la scienza. Oggidì lo scienziato isolato, che inventa e scopre, è superato dal team di scienziati che in vari luoghi del mondo lavorano per lo stesso fine. Così deve avvenire per la poesia: la comunità, più che il singolo poeta (anche se in ogni comunità c’è chi brilla di più e chi meno).
  1. Siamo in un mondo rivoluzionato dai social. Rifiutarli a priori, in nome di una sacralità cartacea della poesia, non ha senso. Ogni luogo può essere ‘poeticizzato’, dagli orinatoi della stazione ferroviaria ai muri delle periferie urbane. Facebook & C. sono uno spazio straordinario per diffondere la poesia, per contagiarla, per creare gruppi, per conoscere nuovi poeti, per progettare (naturalmente, ’cum grano salis’, sapendo cioè sceverare il grano dal loglio)
  2. Questo manifesto, specchio della rivista ‘La Vallisa’ e dell’Università della poesia), nasce al Sud, un territorio per molti versi deprivato dell’Italia, dove però si conserva una forte identità e il culto per alcuni valori-guida dell’errare umano (l’ospitalità, l’accoglienza, l’amicalità). Ma pensare ad un manifesto che guardi solo al Sud dell’Italia ci pare ormai obsoleto: la realtà si è globalizzata. Occorre ora guardare a tutti i Sud del mondo, a tutti i luoghi emarginati ed oppressi. (Anche se ogni Sud è Sud a modo suo).
  3. In questa ottica non si può che (ma Il Sud ne ha dato prova evidente e incontestabile) praticare l’accoglienza del diverso. Ed in questa ottica prevediamo dei progetti con autori di queste realtà – chissà, magari a breve delle letture pubbliche di versi con poeti italiani e marocchini insieme (ma ‘La Vallisa’ ha una lunga storia di gemellaggi coi Paesi dell’Est).
  1. Proprio la nuova realtà globalizzata, se da una parte prevede azioni e testi ‘universali’, dall’altra deve esaltare le culture locali, regno di una ricchezza culturale e umana straordinaria. Per far questo daremo ampio spazio alle lingue dialettali, come lingue ‘materne’, che resistono all’urto dell’italianizzazione ad ogni costo e dell’inglesizzazione di massa.
  2. La poesia – se vissuta e praticata – ha il potere del ‘contagio’: le tante esperienze del gruppo ‘La Vallisa’ nelle scuole, nelle carceri, nei centri di salute mentale, mostrano ampiamente che tanti – magari sino ad allora lontanissimi dal pianeta ‘Poesia – si avvicinato stupiti alla parola poetica, scoprono un mondo sino ad allora inesplorato e ne restano affascinati, sino a diventare loro stessi produttori di testi scritti di poesia.
  3. Un manifesto così legato alla ‘poesia sociale’, non tanto nel senso di rispecchiare i problemi sociali, quanto quello di essere presente nelle infinite pieghe del nostro vivere civile, aperta e leggibile da tutti, non può che essere una poesia immediatamente fruibile, comunicativa, semplice (ma non banale, ovviamente). Siamo diventati troppo cerebrali e la poesia si è chiusa in ambiti ancora più ristretti: bisogna tornare alla felicità della scrittura poetica, alla sua commozione, a contagiare emozioni. Evtusenko, Hikmet, Desanka Maksimovic, Lawrence Ferlinghetti, Adonis, la Achmatova ci mostrano che il percorso è possibile, sta a noi saperlo percorrere. E così recuperare tanti lettori che si sono allontanati dalla poesia per la sua cripticità, per la sua ‘freddezza’, per il suo essere quasi completamente parola, gioco linguistico, provocazione. Non si deve leggere la poesia col vocabolario accanto o spremendosi le meningi per comprendere il suo significato.
  4. Il nostro, in sostanza, non è un manifesto puramente estetico, perché pensiamo che non sia più tempo di altri ‘ismi’(futurismo, surrealismo, dadaismo, realismo terminale), che hanno spesso prodotto più discorsi che grande poesia. E’ un’indicazione d’impegno operativo/sociale, di senso e funzione della poesia ai nostri giorni, con qualche inevitabile accenno estetico.
  5. Ed ora va’, va’ manifesto, gira per il mondo, dove troverai – pensiamo – infiniti estimatori: è l’ora della riscossa della poesia
(Ruvo di Puglia, 20 dicembre 2023)

 

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