I giardini della memoria di Alessandro De Luisi e Liliana Tangorra, Quorum, 2016

di Claudia Zuccarini 

 

De Luisi e la Tangorra, storici dell’arte, tracciano un percorso ben documentato e originale sullo sviluppo dell’arte sepolcrale nel Cimitero monumentale di Bari, uno studio necessario che mancava nell’analisi dell’arte autoctona. Verrebbe da chiedersi: perché dare valore a questa insolita argomentazione? Perché l’architettura, la scultura e più in generale l’arte funebre è strettamente correlata a quella civile. Dall’800 in poi, in Europa, fu obbligatorio inumare le salme all’esterno delle mura cittadine per ragioni di igiene. Ne nacque un’urbanistica nuova, volta ad offrire spazi necessari per le sepolture. Sorsero cimiteri ben noti come quello di Genova. A Bari la borghesia deteneva il potere economico e tale potere fu veicolato tramite palazzi di rappresentanza, come anche cappelle funebri che celebrassero il prestigio dei personaggi ivi seppelliti. Fu un tripudio eclettico di stili, dal neoromanico sino ad arrivare a quello egizio. Molti furono gli architetti, scultori, scalpellini, artisti del ferro che lasciarono la loro firma nelle cappelle baresi, gli stessi che decorarono palazzi civili e pubblici della città.

Gli studi presenti in questo saggio aprono una strada ad ulteriori indagini e si strutturano in modo circostanziato e capillare, con un corredo fotografico ampio ed esemplificativo. Molto utili sono le parti dedicate alle biografie degli artisti, dei personaggi illustri citati e delle famiglie più note della Bari del tempo (note a tutt’oggi).

Interessante anche il contributo della Rampino sul Laricchia, artista molto apprezzato a Bari.

La prefazione della professoressa Sperken e la postfazione di Felicori danno il giusto risalto a questa pubblicazione nella quale la competenza e la passione emergono spiccatamente.

 

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