Scuola e character skills.

di Teresa Apone

(Gruppo “La nostra Scuola” – “Manifesto per la nostra Scuola”)

 

Un buon insegnante sa che attraverso il sapere si parla anche della realtà. Si mette a confronto la storia con la realtà, perché passato, presente e futuro parlano tra loro.

Le parole che trapelano dai testi inducono spesso a discussioni e ad emozioni attraverso le quali i ragazzi si avviano a un percorso che porta oltre alla scoperta e al fascino della Conoscenza, alla scoperta di sé, del mondo in cui si vive e del mondo che ci è toccato in eredità.

Attraverso le idee, la riflessione su temi e testi si fonda l’ora di lezione. Chi impone le character skills o ha imposto l’ora di educazione Civica a scuola, sottraendola al latino, alla matematica, a qualsiasi altra disciplina, non sa. Non conosce la scuola. Non aiuta la scuola. Non sa che tutto c’è già. [Loro “non lo sanno”. LEGIFERANO].

Questa generazione è digiuna. Tutte le ultime generazioni (almeno attraverso la mia percezione ed esperienza) sono sempre più digiune di conoscenze, sapere, informazioni basilari, essenziali, imprescindibili rispetto al mondo.

Spesso ritrovo i miei alunni, durante un dibattito, assolutamente sprovveduti e inconsapevoli, rispetto alla storia e alle dinamiche del presente.

Ma per fortuna esiste la scuola. A scuola si IMPARA. E dalla conoscenza nasce la riflessione, la strada verso la libertà. Sgorga da essa tutto – anche e soprattutto l’emozione.

Conoscere è un percorso che ti mette di fronte a te stesso, ti rende forte, consapevole e soprattutto dona libertà. L’insegnante impara con l’alunno e l’alunno con l’insegnante.

La scuola che resiste al tecnicismo e alla burocrazia opera già in questo senso.

Se leggo Dante, Galilei, Beccaria o qualsiasi autore classico, contemporaneo parlo di emozioni, idee, promuovo senso civico, apro e fortifico questo percorso di autonomia e consapevolezza.

Ma senza partire dal sapere – esclusa l’occasione che a volte sorge dalla contingenza – tutto si perpetua in sterile esercizio, senza fondamenta.

Se spiego l’Illuminismo, parlo di diritti e pena di morte. E se analizzo i diritti e richiamo alla shoah, non lo faccio solo il 27 gennaio ma ogni volta che il mio pensiero, la mia sensibilità, la mia azione didattica lo richiede, lo vuole e lo reputa importante.

Ogni volta che un allievo è più triste o tanto allegro parliamo di emozioni, sentimenti. Io sorrido, ascolto, partecipo. In quel momento EDUCO.

Non sono “nulla”, continuo a essere PERSONA.

Continuo a esercitare una peculiare funzione anche in virtù della mia personalità e della mia storia.

Mentre leggo dei bei versi o racconto di “homo sapiens” parlo di migranti e posso arrivare a richiamare al pensiero i bambini siriani che hanno conosciuto solo la guerra, sfortunati, soli, abbandonati, diversi per sorte rispetto a noi

A volte viene giù una lacrima e questo accade quando deve accadere.

Oggi in onore della, Shoah abbiamo parlato di migranti, flussi migratori, confronti tra civiltà, muri, discriminazioni contemporanee, storia, colonizzazioni, civiltà greco-romana fino ad arrivare alla rotta Balcanica.

Abbiamo messo a confronto su una cartina prima e seconda colonizzare greca con le rotte delle attuali migrazioni. Abbiamo parlato dei nostri nonni, di diritti negati ieri e oggi. Di vita, di morte. In questa ora di lezione c’era tutto, al di là della normativa vigente e imminente.

 

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