Cosimo Rodia sulla poesia

 

C’è chi pensa

C’è chi pensa che la poesia sia marginale, chi invece che essa faccia parte dell’uomo, dei suoi pensieri e delle sue volizioni. I fatti sostengono la seconda ipotesi. Quando la poesia nell’ultimo mezzo secolo sembrava languisse, si caricasse di prosaico e di impoetico (si veda l’antilirismo di Pagliarani, l’asintattismo del Gruppo ’63, il racconto delle vicende minime di Cucchi) c’era tanta poesia, invece, che si diffondeva con la canzone d’autore, mostrando contestualmente come le nuove generazioni avessero fame di poesia e che il suo bisogno non languisse; ricordiamo ad alcuni testi: “Teresa ha gli occhi secchi guarda verso il mare per lei figlia di pirati pensa che sia normale….” (“Rimini” di F. De Andrè); oppure: “Ad Auschwitz c’era la neve il fumo saliva lento nel freddo giorno d’inverno e adesso sono nel vento” (“Auschwitz” di F. Guccini); infine: “L’uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro il cuore e una luna e dei fuochi alle spalle, mentre balla e balla sotto l’angolo retto di una stella” (“Pezzi di vetro” di F. De Gregori). Canzoni che sono state imparate a memoria da intere generazioni, dimostrando come la poesia fosse ricercata e viva, mentre imperversava la sperimentazione di suoni e di neologismo, o una narrazione di fatti minimi ed impoetici.

 

Poesia educazione creatività

La poesia concorre, come le altre discipline, ad educare la persona. Il momento lirico ha come peculiarità la compresenza di razionalità e fantasia, di ragione e cuore, di conscio ed inconscio; tale compresenza permette alla poesia di spaziare da aspetti emotivi ed interiori a fatti concreti e misurabili; il punto di raccordo è la parola nella sua capacità di rappresentazione multipla di bello-utile-reale.

«L’incontro con una grande opera d’arte è stato sempre, direi, un colloquio fruttifero, un domandare ed un rispondere, od un essere interrogato ed un dover rispondere – un vero dialogo, da cui qualcosa è venuto fuori, e resta» (Cfr. H. G. Gadamer, Persuasività della letteratura, tr. it, Transeuropa, Ancona 1988, p. 63).

Se la poesia permette di rappresentare meglio sia noi stessi, sia ciò che ci circonda, allora si potrà concludere che con la poesia ognuno di noi può erigere ponti per le relazioni umane. «Le emozioni estetiche finiscono per divenire componenti del comportamento dell’individuo e un genere o l’altro di lettura può senza dubbio influire su alcune caratteristiche della personalità; perché se è vero che la lettura non provoca immediatamente l’azione, accumulandosi provoca un costituirsi di inclinazioni, di stati d’animo, di atteggiamenti nei confronti della realtà» (Cfr. D. Giancane, Il bosco delle parole: per una didattica della poesia, Schena, Fasano 1985, p. 12).

Sono le emozioni a nutrire la poesia e sta al poeta renderle traducibili in parole. Allora, la frequentazione della poesia può permettere di padroneggiare questo mare sommerso di suggestioni, per volgerlo a conoscenza e a coscienza di sé.

Anche Maritain (Cfr. Situazione della poesia, tr. it, Morcelliana, Brescia 1979, pp. 83-84) valorizza la poesia; per il filosofo francese, contrariamente all’homo tecnologicus, il poeta è capace di conservare un quoziente di spiritualità che discende nell’opera d’arte e si fa dono per l’umanità. La poesia, allora, è la manifestazione della vita inconscia intelligibile, un ambito di potenzialità inespresse, sollecitate dall’intuizione poetica o dalle emozioni originate dalla fruizione di un’opera d’arte. Una intelligenza non-razionale ha la capacità di cogliere degli aspetti nascosti delle persone. E questo disvelamento è possibile sia per il poeta sia per il fruitore della poesia. A questo punto si carica di responsabilità e di fine educativo il poeta che sa discernere tra le cose effimere e gli aspetti propriamente umani, valorizzando la persona con il suo carico di intelligenza, volontà, intenzionalità, energia (Cfr. B. Rossi, Conoscenza estetica e neoumanesimo, in “Prospettiva EP”, n. 3, Maggio-Giugno 1987, p. 1921).

 

La poesia salva la vita

Per la Bisutti (Cfr. La poesia salva la vita, Mondadori, 1992, p. 71) la poesia è l’ambito dell’espressione della libertà, in cui ci si coglie unici e irripetibili; ma è l’ambito che ci permette anche di predisporci alla meditazione personale, al silenzio, alla lentezza, perché la poesia «sorge dal raccoglimento nel silenzio, in quel particolare silenzio che, avendo raggiunto un alto grado di profondità e di purezza, si spoglia di forme e di parole» (J. Maritain, Della poesia come esperienza spirituale, in “Poesia”, Quaderni internazionale, n. 2, Giugno, Roma 1945, p. 318).

Lo sviluppo della persona avviene attraverso un processo multiforme che interessa la sfera logico-razionale e la dimensione creativo-fantastica. Sfera logica e sfera magico-fantastica sono due forme di pensiero, due forme di conoscenza compresenti ed interagenti nella persona; e lo sviluppo dell’una può essere stimolo allo sviluppo dell’altra. Le teorie sulle intelligenze multiple di Gardner (Cfr. Formae mentis: saggio sulla pluralità dell’intelligenza, tr. it., Feltrinelli, Milano 1997) e quelle sull’intelligenza emotiva di Goleman (Cfr. Intelligenza emotiva, tr. it., Rizzoli, Milano 1997), confermano le più facce del pensiero. Cosi, la poesia può giocare un ruolo importante nella formazione, perché stimola la sfera magica; e la parola poetica può entrare in questa realtà, padroneggiando un nuovo mondo di significati e in un certo senso superare, come dice Santagostini (Cfr. Il manuale del poeta, Mondadori, Milano 1998, p. 159), il linguaggio comune.

 

 

 

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