Liriche da Castelvecchio di Matilde Estensi, edito da Aletti

Redazione

 

L’autrice, spesso, ha visitato la casa di Pascoli, pregna di poesia e di “piccole e pur grandi cose”. Qui le emozioni palpitano una ad una. Diventano ricordi, dolori, ma anche calma e serenità con il profumo dei fiori e un alito di vento. «Nel giardino di casa Pascoli – racconta Matilde Estensi – si respira un’aria di poesia. La copertina stessa del libro, che ha come immagine la porta d’ingresso della casa del poeta, indica l’ingresso nel mondo della poesia ed il viaggio stesso della poesia verso nuove persone e territori».

“Liriche da Castelvecchio” è un omaggio a Pascoli, a Castelvecchio Pascoli, alla Valle del Serchio, definita dal poeta stesso “la Valle del buono e del bello”. È un’opera che – scrive Alfredo Rapetti Mogol nella sua Prefazione – «si legge come una specie di piccolo Vangelo quotidiano che, pagina dopo pagina, ci monda dai peccati e ci riallinea con il nostro più intimo battito del cuore». È suddivisa in due sezioni: “Natura e luoghi”; “Persone e animali”. Con l’unico fil rouge che collega la vita umana all’ambiente circostante: mutano le stagioni, i mesi, i colori; e con loro, mutano gli stati d’animo, le sensazioni. “Il vecchio – recita una lirica – cammina stanco, appoggiato al bastone dei ricordi. La sua memoria ha un lungo corso, confusa tra la nostalgia e l’andar dei giorni”.

La scrittura diventa un quadro in cui è impressa la realtà, prima vissuta interiormente, poi rielaborata e trasformata in poesia. Per l’autrice, infatti, è stretto il legame tra pittura e poesia, suggellato, a volte, dalla presenza di brevi quadretti pittorici presenti nell’opera, che caratterizzano gli elementi stilistici insieme a versi brevi, che spesso terminano con rime baciate e figure retoriche.

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