Per gli appassionati lettori di Salgari, per gli studiosi dello scrittore veronese, ma anche per quanti sono interessati all’educazione/divulgazione storico-geografico-scientifica e a tematiche ecologico/ambientaliste e animaliste, pubblichiamo di seguito per gentile concessione del prof. Angelo Nobile (Università di Parma) un denso articolo già apparso sulla rivista “LG Argomenti”, n. 3/2011.

 

Salgari divulgatore

di Angelo Nobile

 

Uno degli aspetti meno indagati e fors’anche sottovalutati della scrittura salgariana è il suo impegno divulgativo, anche se all’interno delle trame romanzesche dello scrittore di Verona le pause didascaliche, pur perfettamente incastonate nella narrazione, sono  elemento accessorio e sostanzialmente marginale rispetto all’andamento avventuroso della vicenda. A lungo si è contrapposto il romanzo verniano, didascalico e di asserita efficacia formativo-informativa, veicolante informazioni e conoscenze, a quello salgariano, poggiante sull’azione e sull’ardimento, considerato estraneo a qualsiasi finalità divulgativa. In realtà, così come è presente in Verne il motivo dell’avventura, così in Salgari non è assente la preoccupazione della divulgazione storico-geografico-scientifica, sia essa motivata dalla necessità – ineludibile per un forzato della penna –  di riempire delle pagine, o dall’esigenza di interrompere con una pausa descrittiva l’intenso e quasi frenetico ritmo della narrazione  o – non ultimo – dal proposito di meravigliare e di stupire con curiosità e aneddoti riferiti a realtà lontane e allora quasi irraggiungibili. Certamente non era però estraneo allo scrittore anche l’onesto proposito di arricchire le conoscenze del giovane lettore, e quindi di fare opera di acculturazione, in un’età – non si dimentichi – di imperante positivismo pedagogico,  molto attento alla crescita culturale di una popolazione che  contava un’altissima percentuale di analfabeti e di indotti.

Solitamente le informazioni trasmesse si riferiscono a flora e fauna di luoghi lontani e sconosciuti, a realtà esotiche e selvagge, ai tempi di Salgari ancora avvolte da un alone di fascino e di mistero: così la minuziosa descrizione del gigantesco banian sotto il quale sostano Tremail Naik e Kammamuri ne I misteri della  jungla nera o le spiegazioni sui comportamenti dei salmoni ne La sovrana del campo d’oro.

Ma le informazioni e le descrizioni concernono anche città, habitat, luoghi geografici, e si diffondono sulla loro storia, col supporto di leggendari aneddoti (come la digressione sulla Florida e sulla sua scoperta in La regina dei Caraibi, par. XXVIII).  Né mancano racconti biografici, più o meno veritieri, come la storia di Pedro Serrano, una sorta di Robinson spagnolo, vissuto intorno alla metà del XVI secolo, narrata da uno dei personaggi de La capitana dello Yucatan. L’intento divulgativo si fa più esplicito  in  Il continente misterioso, in cui Salgari si addentra nella descrizione di flora, fauna, paesaggi e ambienti dell’Australia, della sua storia e della sua popolazione, insistendo particolarmente sugli aborigeni, sul loro aspetto, sui loro usi e costumi,  con abbondanza di notizie curiose e bizzarre.

Solitamente nel romanzo salgariano le informazioni sono trasmesse nel contesto di fitti dialoghi tra un personaggio più esperto, profondo conoscitore, spesso per esperienza diretta, di quelle realtà esotiche, e un altro ignaro e sprovveduto, che incalza con le sue domande e le sue curiosità. Altra occasione è data dalla frequente lotta tra uomo e animale e di animali tra loro (giaguaro contro serpente, elefante contro coccodrillo…).

Anche l’accurata descrizione dei vari personaggi al loro apparire sulla scena della narrazione (basti, fra i moltissimi, il riferimento al ritratto del Corsaro nero nel primo capitolo de La regina dei Caraibi), è pretesto per lo scrittore per fornire informazioni su popoli, paesi, costumi, tradizioni, armi e vestimenti di questa o quella parte del globo.

 

        Le fonti dell’informazione salgariana

Ci sarebbe da supporre che nella giornata di uno scrittore in quotidiana lotta per la sopravvivenza, costretto a sfornare  a getto continuo romanzi su romanzi per far fronte alle richieste di editori e creditori, oppresso da vicissitudini familiari e afflitto da problemi di salute, non ci fosse spazio per la lettura, e quindi per l’acquisizione di dati e notizie da utilizzare e rielaborare nei suoi scritti.

In realtà, lo sventurato scrittore di Verona non si esimeva dal dovere  –  che era anche una ineludibile necessità – di una diligente e puntuale documentazione, che possiamo immaginare frettolosa e magari anche frenetica, ma non superficiale.

Sue fonti privilegiate e abituali erano libri, enciclopedie, articoli di giornali, resoconti di viaggi, e anche conversazioni con viaggiatori, marinai e reduci da terre lontane. In particolare, sappiamo che Salgari attingeva le informazioni che poi trasfondeva nei suoi scritti, narrativi e non, da periodici di divulgazione storica, geografica e scientifica, come il “Giornale illustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di mare”, edito da Sonzogno, o da opere di carattere enciclopedico come Oceania, curata da L. Grégoire Domény De Rienzi, di tono scientifico, ma non esente da stereotipi, pregiudizi e unilaterali visioni eurocentriche. Pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni circolanti comunque in molti libri per ragazzi del tempo (si pensi soltanto al ciclo di avventure de Il Biricchino di Parigi, di Boussenard, agli stessi romanzi verniani o alla narrativa di Mark Twain).

 

        La parentesi de “L’Innocenza”

Emblematica dell’impegno divulgativo di Salgari – sia esso dettato da esigenze economiche o rispondente ad una sua autentica vocazione – è la serie di articoli apparsi tra il 1894 e il 1897    sul settimanale “L’innocenza”,  periodico illustrato  rivolto ai bambini  delle prime classi della scuola elementare, edito da Speirani. È un  Salgari in parte inedito, che imbriglia la sua esuberante vena narrativa per subordinarla alle finalità di divulgazione (ancora una volta storica, geografica e scientifica)  volute dall’Editore. In questa serie di ben 44 articoli l’Autore tratta temi che potevano rispondere all’interesse dei giovanissimi lettori, insistendo particolarmente sugli aspetti più  curiosi di questa o quella realtà o di questo o quell’animale, con informazioni e descrizioni tese a meravigliare e a stupire (garanzia di successo editoriale e quindi di vendite). Temi privilegiati, ancora una volta, il mare, le terre lontane, la flora e la fauna esotiche, i popoli “selvaggi” che abitano altri continenti. Tra le attività umane, la caccia, la pesca, usi e costumi curiosi.

Accanto alla descrizione di animali, piante esotiche e lontane realtà geografiche, trovano posto  le biografie, nell’ottica della letteratura esemplaristica del tempo (così l’articolo su Beniamino Franklin), né manca  la celebrazione di titaniche imprese umane (La grande ferrovia americana).  E sempre all’America sono dedicati altri articoli, dai quali traspare l’ammirazione dello scrittore di Verona per le grandiose realizzazioni della giovane nazione americana: sono articoli ancora una volta tesi a stupire e destinati ad alimentare il mito della “Merica”: una sorta di terra promessa  per milioni di italiani in condizioni di indigenza, spesso analfabeti, che sognavano un avvenire migliore. Così Gli alberghi americani, Il mondo di Chicago, Le case americane, Il ponte gigantesco di Cuyahoga, per concludere con l’articolo Gli emigranti, in cui vibrano sentimenti di commozione e di empatica partecipazione dello scrittore al dramma di tanti connazionali che, costretti dalla fame e dalla miseria, andavano  in cerca della fortuna in quelle lontane terre, per poi spesso tornare disillusi e poveri come prima.

Un solo articolo è riferito ad opere di ingegneria europea: Nel paese delle dighe, stante la scelta di privilegiare il lontano geografico e l’esotico.

Né mancano articoli in cui si esprime la vocazione salgariana per la divulgazione storica, come La statua della libertà e Il monumento dell’indipendenza, che ripercorre in sintesi le tappe dell’indipendenza americana.

Ma è soprattutto nella descrizione di popoli e terre lontane che si estrinseca più propriamente la vena divulgativa salgariana. Oggetto di informazione non sempre obiettiva sono le popolazioni di colore (Nel centro dell’Africa nera,  I Maori della Nuova Zelanda, Costumi indiani), delle quali lo scrittore illustra caratteri somatici,  usi, costumi, abitudini, sottolineandone la barbarie e la primitività e comunque la loro inferiorità rispetto all’uomo civilizzato europeo (tema che ricorre anche nelle sue opere narrative).

Molti gli articoli dedicati alla caccia, nei quali traspare la scarsa sensibilità ecologico -ambientalistica del tempo, da Il tricheco a Gli stambecchi, da Le foche rimorchiatrici a Le rondini marine, fino a I bisonti delle praterie americane, presenze costanti anche in molti romanzi del ciclo del Far west.

Altre terre lontane protagoniste di questi articoli divulgativi sono le sterminate distese artiche, rese popolari dalle molte spedizioni del tempo: Nel paese dei ghiacciFra i ghiacciI cani esquimesi, Le slitte russe….

Non potevano ovviamente mancare gli articoli divulgativi dedicati al mare e alle folle anonime di marinai che osano sfidarlo: così in Un porto di mareLe vittime del mareIl cane dei naufraghi.

 

        Esagerazioni e svarioni

Tuttavia non sempre le informazioni disseminate negli scritti di Salgari sono puntuali e attendibili, dal momento che qua e là l’autore incorre anche in qualche svarione o esagerazione. Ne La regina dei Caraibi si parla di aquile pescatrici di 3 metri di lunghezza  (in realtà questi rapaci non superano il metro); ne La scotennatrice compaiono sequoie di dimensioni inverosimili; in La gemma del Fiume Rosso i  protagonisti si trovano ad affrontare un gambero di proporzioni gigantesche, non esistente in natura. Analogamente, nel medesimo romanzo, fa la sua apparizione  – probabilmente per influsso verniano – un cefalopode di dimensioni inaudite, che nella realtà vive negli abissi marini e non in prossimità delle scogliere.

Talora agli animali si attribuiscono arbitrariamente comportamenti non propri della specie.  Così, in Sulle frontiere del far west , VI capitolo, i pecari, per vendicare un loro compagno, abbattuto da uno scorridore, assediano a lungo, per l’intera notte, i responsabili dell’uccisione, che hanno trovato rifugio su un grande cedro. Addirittura, gli animali cercano di scorticare l’albero per far cadere le persone che hanno trovato rifugio tra i suoi rami. Quindi, si organizzano per fronteggiare un attacco di indiani e li caricano furiosamente, inferociti per le molte perdite subite, mettendo in rotta i malcapitati.

In I Robinson italiani, dei babirussa tirano poco verosimilmente un carro, mentre gli oranghi sono presentati come rapitori di uomini e soprattutto di donne, avallando il diffuso stereotipo, alimentato anche dalla cinematografia, dei primati di grosse dimensioni conquistati e quasi soggiogati dalla bellezza femminile (umana).

Non mancano poi nelle pagine salgariane improbabili combattimenti tra animali, come  in I naufragatori dell’Oregon, in cui è descritto uno scontro  mortale tra un elefante e due rinoceronti.

Scientificamente arbitraria anche la trovata narrativa della tigre (Darma), docile e  fedele compagna del suo padrone e devota ai suoi amici, ma al tempo stesso feroce  arma di guerra contro  i loro nemici (fino alla sua eroica morte in Il re del mare).

In Una sfida al polo compare addirittura un mammut sopravvissuto, che i cacciatori non si fanno scrupolo di uccidere  a fucilate.

Credibile invece la presenza di una giraffa bianca nell’omonimo romanzo, in quanto giraffe di questo colore,  pur estremamente rare, si rinvengono effettivamente nella savana africana (e ancora una volta i protagonisti bianchi non si peritano di abbatterne un esemplare).

Nella narrativa salgariana compaiono anche, per limitarci al Ciclo dei Caraibi, imprecisioni storiche: secondo Salgari, tre fratelli conti di Ventimiglia sarebbero stati inviati a combattere nelle Fiandre dal duca Vittorio Amedeo di Savoia. In realtà la guerra di Fiandra si combatté dal 1672 al 1678, allorché a Torino regnava Carlo Emanuele II. Del pari, la cronologia storica è spesso approssimativa, in qualche caso arbitraria. Analogo discorso per la genealogia del conte di Ventimiglia, alias il Corsaro nero.

Da ultimo, il famoso e famigerato Morgan non fu certo il secondo del fantomatico conte di Ventimiglia.

 

        Salgari scrittore didascalico?

Notoriamente, Salgari subì a lungo l’ostracismo degli educatori, giustificato con gli asseriti  limiti di ordine estetico e pedagogico che si imputavano  alla sua scrittura. Eppure, tanti fanciulli e adolescenti del tempo hanno ricavato dalla consuetudine con i suoi scritti, fossero essi romanzi o articoli di taglio divulgativo, accanto a tutti i vantaggi di una lettura emotivamente coinvolgente, foriera di ulteriori interessi narrativi, informazioni e conoscenze, quasi sempre puntuali, su mondi lontani o soltanto sognati, in un contesto narrativamente avvincente, per nulla tedioso né scolasticistico. Attraverso il canale della narrazione Salgari ne ha così arricchito il bagaglio culturale, spesso modesto, specie nei giovani lettori di estrazione proletaria, svolgendo una vera e propria opera di acculturazione. Un ulteriore ma non secondario merito di questo scrittore per la gioventù, troppo spesso bistrattato e misconosciuto.

 

Riferimenti bibliografici

AA.VV., I miei volumi corrono trionfanti…, Atti del I convegno internazionale sulla fortuna di Salgari all’estero (Torino, 11 novembre 2003), Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2005.

  1. Amosu, Il paese dell’avventura. La rappresentazione dell’Africa in Emilio Salgari, Istituto Italiano di Cultura, Lagos, 1988.
  2. Leonardi, Nella giungla di Salgari, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1992.
  3. Pozzo, Emilio Salgari e dintorni, Liguori, Napoli, 2000.
  4. Urbano, Gli articoli di Emilio Salgari per il settimanale “L’innocenza”, in “Pagine giovani”, n. 2 (dossier), maggio-giugno 2011.

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