SONIA VIVONA

È nata in Calabria, a Belvedere M.mo (CS) e vive e lavora a Rende (CS). È Tecnologa CNR, esperta in Sviluppo locale e Counselor in Antropologia Personalistica. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche. La raccolta “Prendimi per mano. Per volare verso nuovi gradi di libertà (Roma, 2016), ha vinto il Primo Premio internazionale “Maria Cumani Quasimodo” per la scrittura al femminile. È componente del Laboratorio Università della Poesia “Juan Ramon Jimenez”.

 

Alla mia terra

(di Sonia Vivona)

 

Adagiata

tra cielo e mare
che disegnano

i tuoi mutevoli contorni

tra verdi boschi e colline
e diradanti discese
verso l’infinito blu

dormi
con l’innocenza

di una bambina

cullata

nel grembo materno
dopo un lungo pianto.

 

Non mi stanca mai

l’incanto

della tua straripante bellezza
e mi commuovono
le tue profonde ferite
inferte

da mani e cuori
senza amore e dignità.

Terra mia,
madre generosa e austera,

figlia fragile

e bisognosa di cure.

Terra di confine,
anima inquieta,
ti dipani
tra stridenti contrasti

 

alla ricerca
della tua libertà.

La Calabria come terra di confine, tra “cielo e mare”, un inno alla bellezza naturale di questo luogo e non solo. Per ogni verso, passa l’emozione della poetessa che dedica alla sua terra una poesia carica di pathos e sentimento. Tenero il verso che paragona la Calabria ad una bimba innocente, cullata dalla madre dopo un lungo pianto. La commozione è profonda quanto le ferite inferte ad una terra “madre generosa e austera/figlia fragile e bisognosa di cure”. Terra inquieta, che cerca una libertà autentica, fuori dai contrasti che le appartengono e stridono.

(Ursini editore)

 

 

Jack Hirschmann (1933-2021)

 

Sentiero

Vai al tuo cuore infranto.

Se pensi di non averne uno, procuratelo.

Per procurartelo, sii sincero.

Impara la sincerità di intenti lasciando

entrare la vita, perché non puoi, davvero,

fare altrimenti.

Anche mentre cerchi di scappare,

lascia che ti prenda

e ti laceri

come una lettera spedita

come una sentenza all’interno

che hai aspettato per tutta la vita

anche se non hai commesso nulla.

Lascia che ti spedisca.

Lascia che ti infranga, cuore.

L’avere il cuore infranto è l’inizio

di ogni vera accoglienza.

L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.

Vedi i cancelli che si aprono.

Senti le tue mani sui tuoi fianchi,

la tua bocca che si apre come un utero

dando alla vita la tua voce per la prima volta.

Vai cantando volteggiando nella gloria

di essere estaticamente semplice.

Scrivi la poesia.

Essere umili, essere semplici, aprirsi davvero all’esistenza “che si apre come un utero/dando alla vita la tua voce”. È la nascita dello stupore, la meraviglia della poesia, che è tale solo se “vede” e “sente”.  “Impara la sincerità di intenti” è lezione etica, oltre che poetica. Essere “estaticamente semplici” è straordinario: per essere poeti bisogna tonare all’essere primigenio, all’essenza del mondo//. Straordinario anche l’incipit sul cuore infranto (al limite: procuratelo), perché senza un cuore infranto nulla si può//. Dentro c’è un mondo: poetico, filosofico, psicologico, iniziatico, etico.

(di Daniele Giancane)

Lascia un commento