ALDO PERRONE

È nato San Giorgio Jonico (Taranto), impegnato in letteratura e storia dell’arte. Ha ricevuto il 18 febbraio u. s. il Premio per la saggistica 2022,  dell’Istituto italiano di cultura di Napoli e della rivista internazionale di poesia e letteratura Nuove Lettere, per il libro “La libertà dell’arte ferita a morte-Storia del Premio per un monumento a Paisiello a Taranto”, Gutenberg edizioni, Salerno, 2021. Ancora per la saggistica ha ricevuto il Premio d’onore 2015 – Santa Maria in Castello- Vecchiano – Pisa, per “Quattro passi nell’Italia minore, anzi maggiore”. Oltre a tant’altri premi dando lustro alla città di Taranto.

 

Nel mare delle tempeste e dei delirî.

           (Ringraziando Mario Luzi)

 

Sotto nuvole enormi e tetre

lì rintracciare

la luce.

Nel mare delle tempeste e dei delirî

 

 

Non voglio essere io

il testimone passivo

dello scempio.

(Sinesio

ha il cuore mite

e l’ingegno profondo).

 

La luce (la verità, la ragione) la si può ritrovare anche sotto nubi tetre, cioè anche nonostante i drammi e dolori. Trovarle anche nel mare tempestoso che spesso sono i momenti deliranti della vita. Decisioni scellerate, a volte, proprie dei momenti “tetri”. Il poeta, come Sinesio, ha il cuore mite e l’ingegno profondo: ha un animo mite perché la forza è anche pazienza e mitezza. Le sue capacità lo obbligano a fermare il male, a ostacolare il dolore. Non può non intervenire, essere passivo. La dedica è a Luzi per “Il libro di Ipazia”.

(Aldo Perrone)

 

 

Salvatore Quasimodo (1901-1968)

 

Io mi cresco un male

Grato respiro una radice

esprime d’albero corrotto:

 

Io mi cresco un male

da vivo che a mutare

ne soffre anche la carne.

 

Da Oboe sommerso 1930-1932. Il poeta dice, “mi cresco un male”. Lo dice al terzo verso. Ma al primo “la radice che grato respira” è certamente il bisogno di poesia. L’urgenza di obbedire a quanto nel suo io più profondo parla, che è la poesia ed il suo bisogno di verità, ineludibile e incontenibile. Ne deriva  l’impossibilità di cambiare il centro della sua esistenza legata a quanto “si porta dentro”.  Persino voler cambiare (a volersi “mutare”) diventa sofferenza terribile. Tanto che “ne soffre anche la carne”.

(Aldo Perrone)

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