3 aprile 2023, Sonia Vivona ai lunedì letterari de La Vallisa a Bari

di Loredana Lorusso

 

3 aprile 2023, nei Lunedì Letterari de La Vallisa si presenta, nella storica libreria “Roma” di Bari, l’ultima silloge di Sonia Vivona: “Di fragole e illusioni”, Tabula fati.

Poesia meditativa quella di Sonia Vivona, voce di un percorso che non è solo dell’autrice, ma dell’essere umano sempre alla ricerca del proprio luogo e spazio, in un mondo in cui talvolta si scopre estraneo. E nel pendolo che oscilla tra fragole e illusioni, Sonia Vivona cerca di se stessa, l’armonia. Tempo sospeso è nei suoi eleganti versi, che allude ad una solitudine riscattata dall’amore, inteso non come stravolgimento dei sensi o estasi fulminante, ma come tenerezza. Ricorda atmosfere della poesia di Achmatova, nel trasmettere il suo stato al lettore in una dimensione diaristica.

Il poeta Cosimo Rodia, nella sua attenta e puntuale analisi della silloge, individua due momenti tematici: un momento esistenziale, in cui emerge l’inquietudine della poetessa, ed un momento passato, mitizzato nelle figure dei genitori o dei luoghi dell’infanzia.

Grande archetipo presente nella musicalità dei versi è il mare, dall’abbraccio quasi materno, anche se non mancano riferimenti nella sua poesia alla “sofferenza della terra” (altro achmeismo). Poesia dei grandi interrogativi la sua. – Domani saremo esistiti? – si chiede Vivona, dimostrando che la poesia si fa grandi domande come la religione, domande che evocano angoscia “da combattere con l’elmetto di carta”.

La silloge contiene anche una rivisitazione di un classico leopardiano: “L’infinito”, in dialetto cosentino. Al reading poetico, condotto magistralmente da Daniele Giancane, seguono domande del pubblico in sala che sembrano dar voce ad una intervista dell’autore quasi programmata. – Come ti poni di fronte all’esistenza? – Vivona: “Dubito su ciò che sono e faccio appello alla memoria che mi riporta all’oggi”. – Che senso ha per te la poesia? – Vivona: “Senza sarebbe peggio. È uno spazio solo mio che mi accoglie”. – Cosa provi quando scrivi? – Vivona: “È per me momento di gioco e di commozione”. E in effetti Vivona non regge alla commozione nella lettura della poesia dedicata alla madre che Accettura conclude con la sua voce. – Tradurre i classici in dialetto ha un senso? – Vivona: “Ci sono termini dialettali che ispessiscono i versi tanto da renderli pugni in pieno petto”. – Quanto conta per te il mare? – A tal proposito Giuseppina Girasoli paragona i versi di Vivona per musicalità a quelli della Marniti e Daniele Giancane fa notare a tutti che si può parlare, anche nel caso di Vivona, di “mediterraneita’ dei poeti del Sud”. – Quando ti ispiri, parti da un concetto da sviluppare? – Vivona: “Le poesie di questa silloge sono guidate perché nascono da uno stimolo laboratoriale. In genere prendo spunto da ciò che mi circonda e faccio sintesi di notte”. Interessante è il punto di vista del maestro Angelo Guido secondo cui la poesia fa una riscrittura di una urgenza dell’inconscio riorganizzandolo, ecco perché spesso ritornano i temi nella poesia.

Dei versi di Sonia Vivona colpisce la semplicità, l’immediatezza, non c’è spazio al non detto (come fa notare Rodia). La poetessa ci saluta regalandoci – una boccata di futuro, non importa se sognato, per vedere ancora crescere fragole e illusioni -.

 

 

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