Saint Francis preaching to birds in a beautiful landscape. Digital illustration.
Le associazioni ambientaliste italiane

di Sandro Marano

 

Come e quando nascono le associazioni ambientaliste in Italia? Facciamo una sommaria e non esaustiva panoramica delle principali associazioni ambientaliste nazionali e delle figure più rappresentative dell’ambientalismo in Italia.

In ordine di tempo la prima associazione ambientalista italiana a nascere nel 1955 per la difesa del patrimonio artistico e naturalistico italiano è Italia nostra. Tra i suoi fondatori Elena Croce (1915 – 1994), figlia del filosofo Benedetto Croce, e il giornalista, Antonio Cederna (1921-1996), che da giovane aveva partecipato alla Resistenza. Memorabili sono le sue battaglie giornalistiche contro la speculazione edilizia e il deturpamento dei beni culturali e ambientali. Si deve alla sua opera l’istituzione del parco dell’Appia antica a Roma. Scriveva Cederna: «La lotta per la salvaguardia dei valori storico-naturali del nostro paese è la lotta stessa per l’affermazione della nostra dignità di cittadini»

Nel 1966 nasce il WWF Italia con la finalità della conservazione di aree protette gestite da propri volontari. Il WWF Italia è la maggiore associazione ambientalista italiana. Fu fondata tra gli altri dal romano Fulco Pratesi, che così racconta la sua illuminazione sulla via dell’ambientalismo: «Tanti anni fa io ero un cacciatore. Un giorno, mentre mi trovavo a caccia di orsi nei boschi della Turchia, ho assistito ad una scena che mi ha cambiato la vita: un’orsa con i suoi tre cuccioli, a pochi metri da me. In una manciata di secondi ho capito che stavo facendo una follia. Sono tornato in Italia, ho venduto i fucili e, con un gruppo di amici appassionati di natura, ho fondato il WWF. In me era nato un sogno: proteggere gli animali, gli ambienti, fare qualcosa per costruire un mondo di armonia tra uomo e natura…»

Nel 1975 nasce, con una rete di volontari oggi in continua crescita, il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) con lo scopo di valorizzare la bellezza dell’Italia e aprire al pubblico monumenti e luoghi naturali.

Nel 1978 vengono fondati da Alessandro Di Pietro e Rutilio Sermonti (1921-2015), che provenivano dalle file rautiane del MSI, i GRE (Gruppi di ricerca ecologica). Coautori d’uno dei primi libri stampati in carta riciclata, Il prezzo della salvezza, proponevano una visione sistematica dell’ecologismo, mettendo in evidenza che bisogna combattere soprattutto l’inquinamento mentale partendo dalle piccole azioni quotidiane. Una citazione da Il prezzo della salvezza: «avere bisogno di molte cose, tutte procurabili in cambio di denaro, non è sinonimo di superiorità civile bensì di inferiorità, vanifica ogni sostanziale libertà ed è fonte di continuo decadimento fisico e mentale».

Nel 1980 nasce da una costola dell’ARCI Legambiente, che ha un approccio tecnico-scientifico alle questioni ambientali. Il suo slogan è “pensare globalmente, agire localmente”. Al suo attivo varie campagne nazionali, tra le quali spiccano “Goletta verde”, che monitora lo stato di salute dei mari italiani, e “Puliamo il mondo” con cui vengono ripuliti strade, piazze, parchi urbani, spiagge e sponde dei fiumi dai rifiuti abbandonati.

Nel 1986 è la volta di Green Peace (fondata nel 1971), che punta su campagne di sensibilizzazione attraverso azioni eclatanti, e di Fare Verde, fondata da Paolo Colli sulla scorta delle lotte contro il nucleare. Tre i punti fondamentali che caratterizzano l’associazione identitaria: l’ecologia profonda, l’autonomia da tutti i partiti e dai gruppi di pressione economica, il volontariato. Così Paolo Colli riassume le finalità dell’associazione: «Abbiamo dato uno slogan al nostro agire, che è dare voce a chi non vota, cioè farsi interpreti di tutti quegli interessi che non trovano risposte in questo sistema e che vengono compressi: dagli animali agli alberi, ai mari, alle generazioni future».

Tra le figure più importanti dell’ambientalismo in Italia c’è Alex Langer, che fondò le Liste verdi, “né di destra né di sinistra” e introdusse il tema della conversione ecologica. Meritano inoltre un cenno il bolognese Giorgio Nebbia (1926 – 2019), docente di merceologia presso la facoltà di Economia e commercio di Bari, critico del sistema capitalistico generatore dell’impatto ambientale, attento alla sostenibilità ambientale e al ciclo delle merci, parlamentare nelle liste degli indipendenti di sinistra;  il veronese Giorgio Celli (1935 – 2011), entomologo, etologo, scrittore e divulgatore scientifico, parlamentare dei Verdi, amante dei gatti cui ha dedicato più d’un libro; e il bolognese Guido dalla Casa, ingegnere elettrotecnico, già  funzionario dell’ENEL, attualmente docente presso la scuola di Filosofia orientale di Rimini, autore di un libro che raccomandiamo in un’ideale biblioteca ecologista, L’ecologia profonda, nel quale non solo spiega ciò che differenzia l’ecologia profonda da quella di superficie, ma la confronta con le tradizioni di altri popoli e i più recenti sviluppi delle discipline scientifiche. Di Dalla Casa ci piace citare questo pensiero: «“Lo sviluppo” significa mettere mostruosi grattacieli al posto di meravigliose foreste, inquinare fiumi, torrenti e oceani, alterare l’atmosfera in modo irreversibile, distruggere miliardi di esseri senzienti (altri animali, piante, ecosistemi, esseri collettivi), che pure sono parte indispensabile del Grande Organismo».

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