L’influenza delle stelle di Emma Donoghue, Sem

di Fulvia Degl’Innocenti

 

Nel 1918, quando ancora imperversava la prima guerra mondiale, un altro flagello si abbatteva sul mondo: l’epidemia di spagnola.

“L’influenza delle stelle” è ambientato in un ospedale di Dublino, in una piccola stanza dove vengono confinate le donne gravide malate di influenza. La voce narrante è un’ostetrica trentenne, Julia Power, che si ritrova da sola a gestire continue emergenze in condizioni drammatiche. C’è la donna alla sua dodicesima gravidanza, la ragazza madre, la diciassettenne al primo figlio che viene picchiata dal marito, la donna borghese e vive con insofferenza quella situazione promiscua. Di fronte a quell’influenza devastante, la medicina non può nulla, solo inefficaci rimedi con un whisky caldo, cataplasmi di semi di lino, sciroppo per il catarro: si può solo sperare che l’organismo riesca da solo a combatterla, qualche volta accade, Julia stessa l’ha avuta ed è guarita. A proteggere il personale sanitario solo una mascherina di stoffa.

Implorando un aiuto, la suora dell’ospedale che si alterna a Julia per il turno di notte, le manda una ragazza orfana cresciuta dalle suore, Bridie. Totalmente inesperta e ingenua, si rivela molto disponibile a imparare e aiutare. Tra le due donne si instaura un rapporto di fiducia, e nei brevi momenti di pausa si confidano i loro rispettivi dolori: Julie, orfana di madre, morta nel dare alla luce il fratello minore, che è tornato traumatizzato dalla guerra e non parla più; Bridie che ha dovuto patire privazioni e abusi anche corporali, ma che ha conservato un animo puro. Due anime sole e bisognose di amore, che si rifugiano l’una nell’altra durante una notte passata sul tetto dell’ospedale.

Nel romanzo compare anche una figura storica, quella della dottoressa Kathleen Lynn, che si è battuta per i diritti delle donne e per questo è stata anche perseguitata.

Una storia tutta al femminile, di grande sofferenza, che si svolge nell’arco di tre giorni drammatici, con dinamiche mediche descritte con grande perizia e conoscenza dell’ostetricia di quei tempi. Uno spaccato doloroso della condizione sociale in Irlanda, con i suoi dettagli fatti di sangue, morte, lotta all’ultimo respiro, rese inevitabili, ma anche speranza.

 

(Recensione apparsa su FC 28/2021)

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