E Dedalo è in me di Elena Diomede, Rupe mutevole, 2020

di Claudia Zuccarini

Elena Diomede è una scrittrice con un corposo bagaglio culturale, soprattutto in ambito poetico, e con un’attenzione particolare ai letterati del sud. Vulcanica promotrice culturale e fondatrice dell’Associazione Comunicazione Plurale, si rivela essere altresì una raffinata poetessa dal timbro intimo, emozionante e mai banale. “E Dedalo è in me” è la sua ultima silloge, maturata nel tempo e diversificata nelle tematiche racchiuse in sezioni coerenti. L’introduzione di Leo Lestingi ben descrive il percorso poetico di questa autrice che indaga la vita, offrendo al contempo domande, poiché nulla appare a senso unico nell’esistenza. La malinconia, il lutto, l’amore, la riflessione su se stessi e il contatto con il mondo animale sono tutti aspetti facenti parte del riservato universo della Diomede ed esaltati con una cifra stilistica delicata e ricercata, in un accostamento di parole talvolta surreale, con metafore che generano immagini visive. Ogni componimento sgorga da una scrittura impetuosa e controllata, un ossimoro ben dosato ed equilibrato, generando passi coinvolgenti nella loro brevità.
Non occorre essere verbosi per scrivere poesia di alto livello, la Diomede lo dimostra. Non resta che scivolare delicatamente nella sua costellazione di versi. Offro solo uno spunto, ma tutte le liriche andrebbero rilette più e più volte per la bellezza incantevole che sprigionano.

In/certezza

Forse mi annego.
Piatto specchio
il liquame mi attira
dove nessuno contesta titubanze
e il ramarro strisciante
e la noia ossequiente della piattola.
Quale fu il giorno primo
della mia camicia?
La mano schiacciava solerte
lo scarabeo sacro
e l’unto pidocchio.
Forse mi annego.
Stretta nei miei pensieri
scorderò
l’ansia di un passo diverso
ogni discorso di bilancio sbagliato.
Forse mi annego
o forse
prendo l’ultimo treno
di mezzanotte.

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