Nottilucente di Marta Maria Camporeale, Edirespa, Molfetta, 2023

di Maria Pia Latorre

 

Se vi piace viaggiare e apprezzate la poesia allora Nottilucente è il libro per voi. Fresca di stampa e dedicata al suo camper, la raccolta si apre con la sezione “Brusio di luoghi”, un elegante percorso in cui la capacità osservativa e d’immaginazione della poetessa sintetizzano itinerari di geografie esistenziali in dialogo fitto con gli elementi della natura. Il risultato è che si ha la sensazione di viaggiare con gli occhi e con l’anima di questa eccezionale ritrattista della parola.

Il viaggio si snoda lungo lo stivale, con predilezione per la montagna, dalle Alpi al Pordoi e lungo la dorsale appenninica, con Agnone e le sue campane, Barrea e Villetta Barrea, fino alla terra di Lucania, in estesi percorsi all’insegna della lentezza e del tempo ritrovato.

“Ho corretto e dilatato il futuro, il passato e il presente; ampliato prospettive e abbandonato certezze”, esordisce l’Autrice nella premessa. “Lo sguardo dell’artista si posa sulla natura con incanto sempre nuovo e si mostra intimamente partecipe della sorte, dolente o lieta, di creature umane”, incalza Gianni Antonio Palumbo in quarta di copertina.

Alla prima sezione, in perfetta continuità, seguono “Voci dal mondo”, “Immaginarti per sempre”, “Mirabile visione” e la breve quanto intensa “La mia Shoah”, che chiude la raccolta consegnandoci versi di dolore che culminano in “Una poesia per noi” con l’ultima quartina: “Ed io scriverò sterminio/ sulla pioggia, sulle crepe d’ogni colpa,/ sino a quando l’ultimo verso/ veglierà una poesia per noi”, parole dalla profonda forza rigeneratrice.

Un altro elemento distintivo nell’Autrice è la ritrosia, il decidere per sé una postura che è sempre un passo indietro, per prendere le distanze dalla realtà e osservarla mentre essa va.

Tratti che potremmo definire pessoiani, con un Io che osserva e che fa suo il mondo esterno e facendo ciò annulla l’Io stesso, mentre l’assapora il ‘nulla’ giornaliero che produce inquietudine: “Penso a volte che non uscirò mai da questa Rua dos Douradores. E se lo scrivo, mi sembra l’eternità”, così apre Fernando Pessoa il suo capolavoro, il Livro do Desassossego, il  libro dell’inquietudine, con la differenza che la Camporeale dà costantemente risposta all’inquietudine attraverso una cosciente e ponderata presa in carico, da un verso operativa e dall’altro contemplativa, a ben guardare proprio le due anime del suo nome, Marta che agisce e Maria che scruta.

Nottilucente è un canto d’amore, dall’inizio alla fine, tanto puro quanto sofferto nella constatazione della sua fragilità, della sua vulnerabilità, dello stesso tradimento che fa a se stesso, quando non mantiene le promesse. “Le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese”, ci ricorda continuamente Simone Weil, e questo dono poetico pare appunto frutto di un’attesa, una lunga e sedimentata attesa epifanica.

L’Autrice, attraverso i panni della flâneur, assolve al compito d’indagine che si è data trasmettendoci energia vitale, delicato incanto e curiosità, senza mai appesantire il verso, con mano che sa acquerellare, come nella poesia “Nottilucente” che titola la raccolta: “Pare il falò mi tocchi,/ santuario buio di montagna./ Monachine salgono e pungono/ il blu granito di stelle./ La canadese è incrodata al silenzio./ Due ombre danzano all’amore./ Nottilucente, nudo d’autore.”

Intensa la musicalità dei versi che accarezzano i sensi: “è silenzio se col vento mi parli”, “In bilico m’inchino alla quiete,/ sotto l’olmo ancora in fiore”, ma non mancano le stoccate di monito, come nell’ironica “Casalinga”.

Impreziosiscono il bel volume la copertina che riporta l’olio su tela intitolato “Nottilucente”, opera della pittrice molfettese Marisa Carabellese, la prefazione di Benito D’Agnano, la postfazione di Vito Davoli e le note critiche in quarta di copertina di Francesco Galasso e Gianni Antonio Palumbo.

Tempo d’estate, tempo nottilucente (il cielo su di noi).

Lascia un commento