Il ragazzo d’Albania di Daniele Giancane, Mursia editore.

di Cosimo Rodia

 

È un romanzo collegato ai drammatici fatti che hanno interessato l’Albania dopo la caduta del comunismo e alla loro massiva fuga verso l’Italia; sono stampati in modo indelebile le scene di navi stracolme di uomini, donne e bambini che attraccavano nei porti di Puglia e la corsa di intere comunità nell’accogliere i disperati!

Ebbene, sullo sfondo di questa epopea, si muove il protagonista Martin, un giovane albanese che vive a Tirana tra la scuola, i giochi con gli amici e partite a pallone. La miseria lo spinge a seguire il padre quando questi decide di imbarcarsi clandestinamente per l’Italia. Giunge sulla penisola dopo varie peripezie e padre e figlio si mettono inizialmente al seguito di un circo; dopo provano diversi lavori, tutti massacranti e mal pagati. Si scontrano con una realtà dura che li rifiuta ed emargina. Alla fine, dopo aver risparmiato un po’ di soldi, decidono di ritornare in patria, consapevoli delle difficoltà che li attendono, ma fiduciosi di poter contribuire alla rinascita del proprio paese.

Un libro toccante che pone almeno due problemi. Il primo è quello dell’accoglienza, come fatto umanitario (e per chi ci crede, anche cristiano). Chi lascia la propria terra lo fa perché ci sono ragioni precise per farlo, dunque, bisogna tendere la mano. Secondo. La trasformazione in senso democratico di una società è un fatto lento che bisogna sostenere; come bisogna sostenere la ripresa di un sistema produttivo nazionale, per frenare i grandi esodi.

 

 

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