Rachid – Un bambino arabo in Italia di G. Caliceti, Einaudi Ragazzi, 1995

di Cosimo Rodia

 

Rachid – Un bambino arabo in Italia è un libro triste che pone l’accento sul tema dell’immigrazione, sulle difficoltà affrontate quando si è senza casa e senza lavoro, sull’isolamento sociale, sulla fame con cui si misurano tutti i sogni di coloro che vogliono cambiare vita.

Un libro che pone l’accento sugli aspetti culturali e sulle differenze tra le civiltà. Una serie di questioni fondamentali dette dal un punto di vista di un bambino marocchino, in modo scanzonato, vista la scelta stilistica di parlare come parlerebbe un marocchino in Italia da poco tempo, quindi saltando gli articoli, la concordanza, la coniugazione dei verbi… Ma rimane la drammaticità e a volte il senso d’impotenza nell’ascoltare racconti di disagio e di emarginazione.

Il punto di vista è quello di Rashid, interno, dunque; il protagonista racconta l’arrivo in Italia, dopo aver lasciato il Marocco, la vita inizialmente da bambino “invisibile”, poi, l’interessamento delle associazioni di volontariato, di Rossana e del comune di domicilio; e l’inizio di nuove esperienze fatte di scuola, di pullmino, di feste d’accoglienza, con annesse le dinamiche di gruppo, l’incontro con altri “invisibili”: indiani o meridionali del sud Italia…; oltre, poi, alla manifestazione dei sogni e all’adesione ai miti della società del consumo.

Un libro struggente, con non molte speranze di riscatto se non quella di diventare “calciatore” come Asprilla o Maradona.

 

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