Poesie (1974-1992) di Patrizia Cavalli, Einaudi, 1992.
di Claudia Zuccarini

Per quale errore di sensi e di memoria
mi ero fasciata dentro il tuo colore
scuro d’occhi e di pelle e scuro
di parole che si fermano in ombra
spaventate? Ero chiusa interrata in quella fossa
dentro il contorno umido e melmoso
delle tue labbra che vantano corrucci.
Per quale errore simile all’Errore
io riduco le grandi praterie all’erbetta
infelice che cresce nel tuo vaso
e riduco il teatro alla parrocchia?

Per recensire questa pubblicazione della Cavalli, l’ultima prima della sua morte, ho scelto di cominciare dai suoi versi.
Vita meravigliosa è un regalo che l’autrice ci ha lasciato, una produzione matura, ricca. Sembra di osservare la vita attraverso una lente di ingrandimento: tutto è dilatato, dalle foglie degli alberi ai suoni prodotti da sedie spostate. E sembra che anche lo scorrere del tempo abbia un colore ed un suono, così come la sua fragilità che è la fragilità di ogni essere. Patrizia Cavalli intinge la penna nelle tonalità più varie delle cromie e degli stati d’animo, producendo versi toccanti, bellissimi e partecipi. Il suo linguaggio poetico, sempre attinto al pozzo della ricercatezza e al contempo della quotidianità, si avvale di una metrica musicale il più delle volte generata da rime alternate.
Per librare nel cielo rimanendo sulla terra è necessario leggere Poesia di alto livello e la Cavalli rientra senz’altro nella poesia con la P maiuscola.

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