Le umili filosofie

di Sandro Marano

 

«La filosofia è l’ermeneutica della grazia». Così scrive Nicolàs Dàvila Gomez in uno dei suoi folgoranti aforismi. Pensatore tuttora poco conosciuto, di cui la casa editrice Adelphi ha pubblicato qualche anno fa una selezione di pensieri in due volumi curati da Franco Volpi (“In margine a un testo implicito” e “Tra poche parole”), Nicolàs Dàvila Gomez  (Bogotà 1913 – Bogotà 1994)  è stato definito non a caso il Nietzsche colombiano per la sua scrittura aforistica, di grande classica potenza, nella quale riscopre la medievale arte dei glossatori.

Ma come interpretare questo aforisma?

Grazia deriva dal latino “gratia” che implica e vuol dire riconoscenza, dono, gratuità, generosità. Ed allora grazia non può che fare riferimento alla realtà radicale, a quella realtà cioè che è alla radice di tutto quel che possiamo fare e pensare e, dunque, alla natura vivente, all’aria pulita, all’acqua dolce e salata non contaminate, alla terra fertile e selvatica, alle piante e alle foreste, agli animali e ai frutti. A tutto ciò, insomma, che ci viene dato generosamente in dono e che fonda la nostra vita.

Ricordiamo che nel 1962 la biologa marina Rachel Carson aveva pubblicato un libro, che avrebbe segnato la nascita dell’ambientalismo, “Silent spring” (Primavera silenziosa), nel quale denunciava l’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura e i condizionamenti esercitati dalle grandi lobby della chimica sul potere politico e sull’opinione pubblica.

Di lì a poco, nel 1972, veniva gettata, questa volta in Italia, un’altra pietra miliare dell’ambientalismo col rapporto “I limiti dello sviluppo” commissionato da Aurelio Peccei e dal Club di Roma ad alcuni ricercatori del MIT (Massachussets Institut of Tecnology), nel quale si puntava il dito sugli scenari catastrofici che avrebbero accompagnato l’umanità se non avesse fermato la crescita demografica e il consumo irresponsabile delle risorse (acqua dolce, combustibili fossili, ecc.) destinate comunque ad esaurirsi.

La necessità sempre più avvertita di un diverso atteggiamento dell’uomo nei confronti del mondo portò poi alla fioritura del pensiero ecologista declinato in vari modi, dalla necessità di un rifidanzamento dell’uomo e del mondo in Karl Löwith (1897 – 1973) al principio responsabilità di Hans Jonas (1903 – 1993), dalla denuncia per il declino dell’uomo in Konrad Lorenz (1903 – 1989) all’ecologia profonda di Arne Naess (1912 – 2009) e di George Session (1938 – 2016).

Alle filosofie dell’arroganza, dell’oscurantismo progressista, del dominio della tecnica e dell’economia sul mondo si oppongono le umili filosofie dell’ecologia, quell’ermeneutica della grazia, di cui ci parla Dàvila Gomez, che è poi l’autentica filosofia, perché ci insegna il nostro posto nel mondo e la saggezza del vivere.

 

 

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