Madre d’ossa di Ilaria Tuti, Longanesi, 2023

di Fulvia Degl’innocenti

 

Possiamo immaginare che questo ultimo romanzo di Ilaria Tuti con protagonista la profiler malata di Alzheimer sia l’epilogo di questa fortunata serie: se negli altri quattro libri Teresa Battaglia riusciva a conciliare il suo lavoro di poliziotta con i momenti sempre più frequenti di assenza e perdita di memoria, in Madre d’ossa la malattia è progredita a tal punto che si ritrova a dimenticare interi pezzi della sua vita, e l’indagine condotta dalla sua squadra, in quanto lei è stata costretta a ritirarsi dal servizio, deve ricostruire anche le sue mosse. Perché non rinuncia, malgrado le grosse difficoltà, a seguire il caso di un ragazzo ventenne trovato suicida sul greto di un fiume? Che cosa ci faceva Teresa accanto a lui, sporca di sangue? Un suicidio con tanti punti oscuri, a cui seguiranno altre morti e una serie di indizi disseminati sulle scene dei delitti o suicidi che portano al culto millenario della madre d’ossa, una donna alata che diventa immortale partorendo una figlia che a sua volta diventa madre. Un’indagine che porta a scoprire i resti di nani sepolti con una donna, per cui è fondamentale l’aiuto di Elena, la compagna archeologa, incinta al nono mese, dell’ispettore Massimo Marini, braccio destro di Teresa. La storia si richiama anche a un altro caso di Teresa, quello della Ninfa dormiente, e riappare anche il serial killer Giacomo che nel libro precedente, Figlia della cenere, dopo aver ucciso l’ex marito di Teresa è tornato in carcere ma è di nuovo evaso. Un serial killer spietato che però ha trovato in Teresa Battaglia l’unica persona che ha saputo guardare alla sua umanità e che quindi ha deciso di proteggere a modo suo. C’è la detection con una storia intricata che si svela piano piano con l’inevitabile colpo di scena finale, ma c’è soprattutto la dimensione umana di una donna che ha sempre fatto del lavoro la sua ragione di vita e che cerca di aggrapparsi all’indagine per non smarrirsi del tutto. Intorno a lei la rete di solidarietà e affetto dei compagni, che non la lasciano mai sola, che imparano a fronteggiare le sue crisi che arrivano improvvise, come quando in un ristorante si guarda allo specchio e vedendo una donna anziana si spaventa perché non si riconosce e comincia a urlare. Una condizione dolorosa, quella dell’Alzheimer, e purtroppo molto diffusa, che la Tuti ha saputo descrivere con sensibilità e compassione.

 

(Nota già pubblicata su FC 24/2023)

 

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