Il ritorno di Giona

di Sandro Marano

 

Mentre potava le vigne, Giona fu richiamato dal Signore per una nuova missione. Gli abitanti della grande città non vivevano più secondo natura, una terribile punizione si stava preparando. Balenò a Giona l’idea di fuggire a Tarsis e sottrarsi alla missione affidatagli. Ma si ricordò della volta precedente: la tempesta, gettato in mare, inghiottito da una balena, rigettato dopo tre giorni sulla spiaggia. Allora, suo malgrado, si recò a predicare. Gli uomini e le donne però questa volta lo deridevano o gli voltavano le spalle. O facevano gli orecchi da mercante. Non intendevano rinunciare ai propri agi, al proprio stile di vita, alla forsennata quantità di beni che producevano e consumavano, né a moltiplicarsi come conigli. Giona, avvilito, si rivolse allora al Signore: «Ho fallito, mio Dio. Tocca allora alla tua ira? Signore? mi ascolti? Signore?…».

 

Intervista all’autore (A) a cura di Paolo Scagliarini, direttore de La Fiaccola (LF),

LF: Come nasce l’idea di questo racconto?

A: La figura biblica di Giona mi ha sempre interessato. Giona è un profeta controvoglia. Lo notava già Alex Langer paragonandolo all’ecologista. Cerca di sottrarsi alla richiesta di Dio di andare a predicare. Sa infatti che non è facile persuadere gli uomini a cambiare vita. La sua missione lo espone al rischio di non essere compreso, o peggio di essere umiliato e malmenato…

LF: A differenza del testo biblico nel tuo racconto la missione di Giona non è coronata dal successo…

A: Sì, nel testo biblico gli uomini e le donne di Ninive accolgono il messaggio di Giona, si ravvedono e fanno penitenza, il castigo minacciato da Dio è scongiurato. Ora mi chiedo: che sorte avrebbe al giorno d’oggi Giona? Devo confessare che sono piuttosto pessimista al riguardo…

LF: Dietro Giona, come diceva Langer, si intravede la figura dell’ecologista…

A: Precisamente. Ricordo a questo proposito le parole di Paolo Colli: l’ecologista è quel rompiballe che ricorda agli uomini che oltre i diritti ci sono i doveri. Un messaggio controcorrente rispetto all’opinione dominante.

LF: Come interpretare il silenzio di Dio nel tuo breve racconto?

A: Forse Dio ha deciso di lasciar fare alla natura che violata, maltrattata, offesa non perdona. O forse prende tempo, magari medita di inviare un nuovo diluvio. Varie interpretazioni sono possibili.

LF: Quest’ultima interpretazione ci richiama il Giona della Bibbia che, nuovamente ribelle, è contrariato per il fatto che Dio abbia perdonato il popolo di Ninive e non l’abbia invece punito. Non sarà che gli imperscrutabili disegni di Dio sono ancora totalmente differenti rispetto a quelli degli uomini?

A: Certamente. La presunzione di conoscere l’essere nella sua totalità è un’imperdonabile ingenuità. Il saggio non può che agire a prescindere dai risultati, abbandonandosi per il resto alla provvidenza o, se si vuole, all’amor fati.

 

(Già pubblicato su La Fiaccola, giugno 2021)

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