Mocha Dick. La vera storia di Francesco Cortonesi, illustrazioni di Ambra Garlaschelli, edizionicorsare, 2023

Redazione

 

Fin dalla preistoria l’uomo ha dato la caccia alle “balene”. I capodogli erano considerati alla stregua degli altri cetacei ma, all’inizio del XVIII secolo, si scoprì che nel loro corpo si nascondevano due tesori: lo spermaceti e l’ambra grigia, materiali che, per le loro proprietà, potevano far arricchire molte persone. Fu proprio questo a condannarli a morte e a dare inizio a un massacro durato oltre due secoli.

L’albo di Francesco Cortonesi e Ambra Garlaschelli racconta la lotta senza quartiere tra un enorme capodoglio bianco, chiamato Mocha Dick (questo il nome dato nella realtà dai marinai al gigante dei mari descritto nel romanzo di Melville) e i balenieri che hanno dato la caccia a lui e alla sua specie nel corso di diversi decenni. Gli eventi narrati sono stati ricostruiti attraverso le annotazioni nei diari di bordo di coloro che sopravvissero agli scontri, ma l’autore ha scelto di dare una voce anche al coraggioso colosso degli oceani, che a questa persecuzione si oppose strenuamente, divenendo una leggenda.

Mocha Dick mise in atto una disperata resistenza, affondando o danneggiando molte baleniere, come la Essex, la Industry, la Ann Alexander, la Kathleen, e dando del filo da torcere a molte altre navi.

Cortonesi trasmette un messaggio molto attuale, rappresentando il grido di denuncia di Mocha Dick e con lui di tutti gli animali imprigionati, sfruttati, cacciati e uccisi dall’uomo. Mocha Dick. La vera storia si colloca, da questo punto di vista, in un filone di letteratura che vuole scardinare la visione antropocentrica del mondo.

Le illustrazioni di Ambra Garlaschelli, forti, dinamiche, quasi cinematografiche, sottolineano l’elemento epico e drammatico della vicenda, lasciando il lettore profondamente colpito. La bianca silhouette che si staglia tra le onde restituisce il profilo di una creatura maestosa, terribile e invincibile, ma allo stesso tempo estremamente fragile. Attraverso un grande lavoro sulle proporzioni, sulle texture e sull’uso narrativo del colore, Garlaschelli riesce a fotografare momenti di grande tensione, che riportano la percezione che i marinai avevano degli scontri con Mocha Dick.

Mocha Dick è un inno alla libertà e al riconoscimento di prospettive diverse da quella umana, altrettanto valide e legittime alle orecchie di chi sa mettersi in ascolto.

 

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