Un banco in più di Emmanuela Rucco, ArgoMenti edizioni

Redazione

 

Nella vita quotidiana abbiamo sempre a che fare con l’altro: lo troviamo lungo le strade che percorriamo, nei negozi, nei mezzi pubblici, negli uffici. Alcuni diventano meno estranei di altri, e per questi adottiamo un termine più familiare: conoscente; oppure, amico. L’altro ancora diventa compagno della nostra vita, o almeno di una parte di essa.

Per quattro anni, Emmanuela Rucco ha insegnato all’Istituto Comprensivo “L. Pirandello”, a Paolo VI, quartiere periferico di Taranto: è lì che il buongiorno, ogni mattina, viene augurato dall’imponente struttura di una delle più grandi acciaierie d’Europa, l’ex ILVA, all’ombra della quale il quartiere, intitolato al Papa che nel 1969 celebrò la messa di Natale tra gli altiforni, nacque come residenza per i dipendenti dell’allora Italsider. In quel contesto, Emmanuela si misura in una vera e propria missione educativa e sociale in grado di confrontarsi con il territorio e i problemi di chi lo abita.

In quello stesso istituto scolastico che subisce annualmente decine di atti vandalici, incendi, allagamenti dolosi, furti di ogni genere, l’Autrice svolge una funzione sociale, quasi istituzionale, oltre che educativa.

La vita, nel microcosmo della scuola “Pirandello” nel quartiere Paolo VI di Taranto, esalta proprio tutto questo: il giudizio o il pregiudizio di chi guarda la differenza sociale e culturale, da un lato; e la paura del futuro, dall’altro, insieme a un male interpretato senso del potere, da conservare, aumentare, per essere sempre individuato come quello più forte, cui si deve rispetto.

Eppure, c’è sempre la possibilità di una strada diversa da percorrere.

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