Il personalismo di Mounier

di Sandro Marano

 

L’importanza di Emmanuel Mounier (1905 -1950) nella storia della filosofia si fonda su due motivi: fu insieme a Gabriel Marcel il maggior rappresentante dell’esistenzialismo cristiano, da lui ribattezzato personalismo, ed esercitò attraverso la rivista Esprit, da lui fondata nel 1932, una notevole influenza sul pensiero politico cristiano. Alle sue idee infatti hanno attinto in misura diversa, soprattutto negli anni ’60 del Novecento, tanto i cattolici progressisti che quelli conservatori. Uno stile chiaro e misurato e l’appassionato appello ad una rivoluzione personalista e comunitaria, vale a dire ad un rinnovamento della società che in opposizione al collettivismo marxista e all’individualismo liberale si fondi sulla persona, contribuirono alla diffusione del suo pensiero. Rivoluzione personalista e comunitaria (1935) è il suo testo fondamentale insieme a Che cos’è il personalismo (1946).

La persona come centro del filosofare

La filosofia di Mounier si incentra tutta sulla persona. Ci aspetteremmo forse una definizione di persona, ma il filosofo francese insiste in tutti suoi scritti sul mistero che circonda la persona  e sulla impossibilità di definirla, di oggettivarla (e in ciò risulta evidente l’influenza di Marcel): «Si possono definire solo gli oggetti posti al di fuori dell’uomo, mentre la persona non è un oggetto: essa è, anzi, proprio ciò che in ogni uomo non può essere trattato come oggetto». La persona è un mistero, non è qualcosa di dato e concluso, ma una realtà spirituale che si fa, un compito che ciascun uomo deve gradualmente realizzare. E perfino quei momenti, tutt’altro che rari, in cui il nostro prossimo, e perfino la persona amata, ci appaiono estranei e impenetrabili, dipendono, in ultima analisi, dal mistero insito nella persona. Posso dire di Mounier che è un uomo, un francese, un cattolico, un filosofo, e mille altre cose, ma sempre qualcosa di lui mi sfuggirà.

La comunicazione come esperienza fondamentale

La nozione di persona può essere tutt’al più intuita, ma non compresa razionalmente. Se ne possono cogliere i tratti distintivi nel suo vivo operare, che si esprime in uno slancio verso la trascendenza, intesa sia come apertura verso Dio sia come comunione con le altre persone. L’esperienza fondamentale della persona è infatti la comunicazione. La persona, cioè, non è l’individuo chiuso in se stesso, non è una monade, ma è innanzitutto collegata ad un mondo di persone che sono condizione del suo essere: «è un dentro che necessita di un fuori (…) essa si conosce e si ritrova solo attraverso gli altri». A questo proposito Mounier mette in guardia il personalismo dalla ricorrente tentazione platonica del cristianesimo, che contrappone spirito e materia, corpo ed anima: «io esisto soggettivamente e io esisto corporalmente formano un’unica e medesima esperienza. Non posso pensare senza essere, ed essere senza il io corpo (…) L’incarnazione che è la verità suprema del cristianesimo, significa l’unità di cielo e terra, il riscatto dell’elemento corporeo e mondano, la giustificazione dell’impegno a trasformare il mondo in senso personalista». Rifiutare l’impegno perché l’assoluto non è di questo mondo equivale a rifiutare la nostra condizione umana.

Essere ed avere

Secondo Mounier anche la proprietà privata ha conseguentemente un suo valore come esigenza di affermazione di sé. Prendendo le distanze da Gabriel Marcel che contrapponeva essere e avere come due atteggiamenti esistenziali tra cui si impone una scelta, Mounier sostiene che per la persona «non è possibile essere senza avere», pur sottolineando che l’avere, se diventa un fine, può dare al nostro essere la sua pesantezza.

Lo scacco

La comunicazione può d’altra parte andare incontro ad uno scacco. Ciò avviene quando l’uomo vive come una cosa, estraniato da sé, confuso con l’esteriorità, prigioniero dei propri appetiti e delle proprie abitudini, senza un progetto di vita. Il lavoro alienato e la vuota frivola vita borghese ne sono un vivido esempio. Solo il raccoglimento interiore può liberarci da questo stato. Vita interiore e vita esteriore sono i due poli necessari dell’esistenza, i due momenti correlati ed essenziali che rendono possibile una vita personale. Se perseguiti esclusivamente possono soffocare o dissipare la persona. Come dice in modo incisivo, «bisogna uscire dall’interiorità per poter mantenere l’interiorità».

La terza via

Date queste premesse, politicamente il filosofo francese si propone di indicare una “terza via”, che si contrapponga sia all’individualismo liberista sia al totalitarismo comunista. La nuova strada viene ricercata in una filosofia che concepisca l’uomo né come semplice individuo, come un atomo sociale, com’è nelle società capitalistiche fondate sul primato dell’avere, né come un semplice granello di un ingranaggio socio-economico com’era nelle società del socialismo realizzato.

Le tirannie del nostro tempo

«Come non essere in continua rivolta contro le tirannie del nostro tempo?» si chiede il filosofo. Mounier prende le distanze tanto dal comunismo e dal fascismo quanto dal  capitalismo e dal liberalismo, ma punta il dito anche contro le persistenti degenerazioni della democrazia: «Chiamiamo democrazia (…) quel regime che poggia sulla responsabilità e sull’organizzazione funzionale di tutte le persone costituenti la comunità sociale. Solo in questo caso ci troviamo senza ambagi dal lato della democrazia. Aggiungiamo che, portata fuori strada fin dall’origine dai suoi primi ideologi e poi soffocata nella culla dal mondo del denaro, questa democrazia non è mai stata attuata nei fatti, e lo è ben poco negli spiriti. Ci teniamo soprattutto ad aggiungere che noi non propendiamo verso la democrazia per motivi puramente e unicamente politici o storici, ma per motivi d’ordine spirituale e umano». 

Un nuovo linguaggio per la filosofia cristiana

Nelle sue opere e nella sua vita Mounier seppe egregiamente coniugare l’ideale cristiano con la passione sociale e politica. Scorrendo le sue pagine, si ha comunque l’impressione che il filosofo francese, forse presentendo la fase agonica vissuta dal cristianesimo in Occidente, voglia adoperare un nuovo linguaggio (le nozioni esistenzialiste di possibilità, di impegno, di scacco, di trascendenza, ecc.)  per rivestire e rinvigorire la vecchia filosofia cristiana.

Il maggiore contributo che Mounier ha dato alla filosofia sta, a nostro avviso, nella rivalutazione della dimensione comunitaria – in quanto la piena realizzazione della persona si ha non nell’individuo, ma nella comunità in cui si esprime – e nella proposta di una terza via alternativa all’individualismo liberista e al collettivismo comunista. Storicamente va peraltro rilevato che solo il fascismo cercò di attuare, sia pure tra contraddizioni ed errori, la terza via sognata e disegnata da Mounier.

 

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