“Dietro i muri c’è un roco” di Leonardo Sinisgalli

di Sandro Marano

 

«Dietro i muri c’è un roco
Tubare di colombe.
Sono gli Dei del focolare
O è il vento sulle tombe?
Si chiude senza fortuna
Il giro degli anni. Ruota
Il sangue a ogni nuova luna,
S’alza il verde da terra
La capra sulla balza.»

(L. S.)

In questa fine d’anno, segnata dalla perduta illusione di aver battuto il virus cinese, ho scelto per i nostri lettori questi versi del poeta lucano Leonardo Sinisgalli. La poesia, che si libra con grande semplicità e delicatezza tra delusione e speranza, tra turbamento del presente e incertezza del futuro, si intitola “Dietro i muri c’è un roco” ed è tratta dalla raccolta Vidi le muse del 1943.

 

Un roco tubare di colombe

La poesia comincia con la percezione da parte del poeta del tubare delle colombe dietro i muri di casa. Che cosa sta facendo il poeta in quel momento? Non ce lo dice e poco importa, magari possiamo immaginarlo, forse si è appena svegliato e si sta preparando il caffè, o forse sta comodamente in poltrona intento a leggere. Ma quella percezione si impone sulle sue occupazioni abituali e quotidiane ed egli cerca subito di capire che cosa voglia dire quel tubare di colombe. Rappresentano forse le colombe “gli Dei del focolare”, ovvero la certezza o, chissà, la promessa di  una serenità familiare? O piuttosto ricordano qualcosa di distruttivo, qualcosa che è avvenuto nel corso degli anni, come sembra alludere quel vento che soffia sulle tombe? Ed infatti tracciando un bilancio della sua vita il poeta ci dice che “Si chiude senza fortuna / Il giro degli anni”.

 

Un simbolo di pace tra uomo, mondo e Dio

Ricordiamo che la colomba presso i popoli antichi e nelle varie tradizioni, ha una pluralità di sfumature simboliche. In genere evoca dolcezza, purezza, amore coniugale. Nelle culture celtica e greco-romana la colomba era un animale sacro alla dea dell’amore. Ma la colomba è anche un messaggero della divinità. Nell’Antico Testamento  è infatti la colomba ad annunciare la fine del Diluvio portando un ramoscello d’ulivo in segno di rinnovata pace con Dio. Com’è scritto nella Genesi (8,11), Noè «di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco aveva nel becco una tenera foglia di ulivo». Di qui deriva, per inciso, che la colomba col ramo d’ulivo simboleggia ancora ai giorni nostri la pace.

Inoltre nei Vangeli, e in generale nella tradizione cristiana, la colomba rappresenta lo Spirito Santo, che viene visto scendere dal cielo in forma di colomba durante il Battesimo di Cristo (Mt3,16-17; Mc 1,10-11; Lc 3,22; Gv 1,32).

 

Tra turbamento del presente e incertezza del futuro

Ma torniamo alla poesia. Al di là d’ogni legittimo sconforto e d’ogni pessimismo, sembra proprio la speranza d’una vita che si rinnovella  a prevalere nell’animo del poeta, sia pure non disgiunta da una vaga incertezza. Ne fanno fede gli antichi e imperituri segni della natura vivente: la luna nuova, il verde che torna ad alzarsi da terra e la capra che di quel verde si alimenta e vive.

 

(pubblicato sulla rivista La Fiaccola diretta da Paolo Scagliarini – dicembre 21)

 

 

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