“Dissolvenze”. Antologia poetica di Cosimo Rodia (1994-2015)

di Enrico Bagnato

 

A cura di Antonio Rodia, un’antologia dell’opera poetica di Cosimo Rodia che copre oltre vent’anni di attività del poeta salentino, edita da Artebaria edizioni.

Un’antologia è forse lo strumento migliore per cogliere i tratti che più rilevano del complessivo percorso di un autore, quelli relativi alla poetica, alla personalità, al vissuto, alle idee, al suo mondo. Nel giro di poco più di un centinaio di pagine versi e prose, Dissolvenze delinea la fisionomia poetica ed umana del Nostro nettamente definita da una convinta nostalgica adesione al mondo patriarcale contadino come sintesi di valori etici e culturali che il progresso, l’evoluzione civile hanno sradicato dalla società, peraltro senza introdurne a loro volta di valevoli. Intendiamoci: Cosimo Rodia non è uno sterile laudator temporis acti, uno che rimpiange un irrevocabile passato (per fortuna, appunto passato), ma egli lega la parte migliore della propria esperienza esistenziale a quel mondo in cui ha vissuto da bambino e da giovane, da cui pure ha tentato di allontanarsi per inseguire le sirene sessantottesche, per infine ritrovare la verità e l’autenticità delle cose nell’originaria formazione ricevuta, nei costumi e nelle tradizioni famigliari e del paese natìo. Insomma, l’opera poetica di Rodia testimonia un viaggio all’interno di sé, una arrovellante ricerca di un ubi consistam come individuo e, al tempo stesso, dei principi ideali che devono permeare la società, e che egli ritrova nei paradigmi valoriali della famiglia e della comunità d’antan. Perciò le figure parentali, dei genitori suoi modelli di vita, dei campi una volta lavorati con fatica sapienza e sudore, ora in abbandono, diventano, ben al di là della resa poetica, figure ideologiche, emblemi di una filosofia, di una visione del mondo.

“Sono tornato nei poderi del nonno, mancavano le voci, mancava l’animazione. Non udivo il nitrire dei cavalli e in contrappunto il rombo dei trattori, il ticchettio delle forbici da pota, i fischi del contadino, il fumo delle torri…; tutto, invece, era sottovuoto, lasciato-abbandonato. Assenza-decadenza.” E ancora: “Anche la vendemmia ha perso la sua poesia. Quest’oggi voleva essere un’immersione nel passato, negli odori, nelle immagini… ma il transfert s’è bloccato. …La vendemmia che passa è un ricordo che s’allontana e una vita che si riscrive”.

L’amore il sentimento dell’amicizia, la sollecitudine per i bisognosi, i migranti, gli emarginati, la personale viva fede in Dio arricchiscono e illuminano il lungo percorso della poesia di Cosimo Rodia, sempre declinata in uno stile elegante e chiaro, caratterizzata da una cristallina trasparenza che soltanto può conferirle lo stesso animo che la detta.

 

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