Le avventure del delfino Beniamino di Angelo Petrosino, Einaudi Ragazzi, 2022.

di Maria Pia Latorre

 

Silvia vive con suo nonno a Portoferraio, sull’isola d’Elba, da quando aveva due anni, età in cui perse i genitori,  travolti da una valanga.

La bambina cresce serenamente in libertà sull’isola, grazie al fatto che il nonno le accorda fiducia e le permette di vivere in piena autonomia le esperienze di crescita.

Un giorno, durante una nuotata, viene colta da un crampo e si trova in serie difficoltà, ma per fortuna interviene un delfino a salvarla. Tra i due nasce subito un dialogo che presto si trasforma in amicizia.

Silvia apprende che il suo amico Beniamino è un cucciolo di tursiope di due anni, già abbastanza grande da cavarsela da solo e, pian piano, impara a conoscerlo e a volergli bene.

Ciò che da subito avvince è come tra bambina e animale si instauri un forte rapporto di amicizia, tanto che i due si cercano continuamente, si conoscono, si rispettano così profondamente da formare una coppia affiatata che riesce a risolvere molte situazioni critiche e casi clamorosi.

‘Le avventure del delfino Beniamino’ è un racconto che si snoda tra mille avventure, tanto incredibili e verosimili quanto la fervida fantasia dell’Autore. Pagine fresche e spumeggianti come l’acqua sollevata dalle acrobazie di Beniamino, col quale ogni lettore potrà sognare di nuotare, immedesimandosi nella fortunata esperienza occorsa a Silvia, eroina positiva alla maniera petrosiniana.

A ben guardare la bibliografia dell’Autore, si può osservare che i protagonisti successivi alla fortunatissima serie di Valentina hanno storie più complicate, che potrebbero facilmente abbandonarsi a vissuti di sconforto, ma questo mai accade perché, al contrario, essi, forti di catene relazionali positive e di salde unioni, si dimostrano tenaci, determinati e resilienti (per usare un concetto oggi praticato), in grado di plasmare le difficoltà rendendole punti di forza.

I due amici vivono le loro spericolate avventure affrontando innumerevoli vicissitudini con lo spirito omerico del viaggio di formazione, quasi cercandole quelle avventure per intimo bisogno.

Dunque l’amicizia con un delfino, mitico e amato ‘supereroe dei mari’ dell’immaginario infantile, rappresenta qui l’attuazione di un preciso piano di giustizia che ridà a Silvia ciò che le è stato tolto dalla vita.

Bisogna sempre lasciare qualcuno che non torna, qualcosa che non torna, in ogni storia, perché così, in un’altra storia, forse tornerà”, si saprà che tutto torna sempre, in una storia o in un’altra, in futuro, e che questa storia avrà sempre nuove avventure.

In questo romanzo, sin da subito, vi sono una mamma e un papà assenti per destino, poi personaggi che s’incontrano una sola volta e altri che ritornano. E tutto ciò , grazie all’essenza della vitalità della parola, rende capaci i lettori di far pervenire a sintesi, anche se  in perenne bilico, la fantasia  e la spiritualità, alla ricerca della verità, quella di ognuno e quella di tutti.

Sin dalle prime pagine del romanzo si avverte, forte,  il bisogno di fuggire da una realtà cittadina ( difatti l’ambientazione isolana è topos di forte suggestione) e quindi da una società non a misura d’uomo, dove l’azione di  fuggire dal caos metropolitano è  già di per sé un segno di speranza che viene concessa ai personaggi che si muovono con naturalezza in questo eden geografico.

Il noto scrittore chivassese acquerellando delicate atmosfere marine, in questo volume riesce a muovere sapientemente una piccola moltitudine di personaggi; tratteggiati con fine ironia, entrano in scena con millimetrica precisione a parlare di temi fondamentali, a muovere l’azione, a riflettere su vizi e difetti della società.

Le immagini scorrono veloci, con ritmo filmico, trasformando di volta in volta la scena; splendide, come sempre, le immagini di Sara Not, che interpretano sogni e  pensieri dell’Autore.

Un testo in cui non è un azzardo parlare di approccio filosofico (nel senso della fortunata ‘philosophy for children’, che tanto successo sta riscontrando), sempre reso con tono lieve e brioso, come nel primo incontro tra bambina e delfino: « – Come ti chiami? – Silvia. E tu? – Noi non abbiamo un nome. – Mi piacerebbe dartene uno ».

Sapiente la scelta dei temi, in cui l’Autore conferma profonda conoscenza del mondo infantile, dagli animali agli affetti. Tematiche importanti quelle affrontate in questo romanzo per l’infanzia, che vanno dalla legalità al bullismo al tema ambientale, veicolate dalla straordinaria abilità di riuscire a spiegare concetti poco ‘digeribili’ con una naturale capacità comunicativa che solo i grandi autori possiedono.

Da sottolineare la leggerezza dell’incanto che si crea attraverso le filastrocche disseminate nel testo, così precise e misurate da dare vivace impulso alla lettura: « Se incontri un delfino/ e lo chiami Beniamino/ allora dovrai badargli/ come si bada a un bambino:/  fargli una carezza/ quando è triste e annoiato,/ raccontargli una storia/ quando è ammalato », perché “l’individuo è una rima del mondo”, come ha affermato, ironicamente, Stefano Bartezzaghi.

 

 

 

 

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