09. Commentiamo: SALVATORE QUASIMODO

di Aldo Perrone

 

Ed è subito sera

                                                                          

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

(In Acque e terre, 1920/1929)

 

Tra le poesie dell’ermetismo è certamente una della più brevi ed una delle più facilmente comprensibili. Niente di ermetico, quindi.

Non c’è la parola, ma è la vita l’oggetto della lirica. Della bellissima lirica.

Ermetismo, sì, ma a veder bene anche di una ineffabile dolcezza, pari al sentimento di dolore che propone; anche perché sul significato di questi tre versi non ci possono essere equivoci, semmai, sfumature di interpretazioni.

Ogni uomo vive sentendosi al centro del mondo. L’io è sempre il centro del mondo, al di là di ogni certamente esistente legame con gli altri, il centro non è l’insieme, ma il soggetto, il sentirsi sé.

Ma, portato ad essere apparentemente felice perché sta “sul cuor della terra”, nella realtà più profonda, ognuno vive nella sua solitudine.

La sua condizione umana la fa felice: non potrebbe altrimenti sopravvivere. Vive quindi “trafitto da un raggio di sole”. Luce, felicità, calore: sono un raggio di sole. Non mille raggi di sole. Uno solo. Quel raggio di sole lo fa esistere.

Sarebbe una grande gioia se tutto si fermasse a questo verso. Ma la vita è a tutti breve. Per tutti, quale che sia la durata, è soltanto un tempo assai breve.

Forse lo si scopre mentre il proprio tempo avanza; ma lo si scopre anche da giovani. Il tempo per l’uomo è precarietà, assoluta limitatezza.

Il verso di chiusura è terribile come un fulmine:

“ed è subito sera”. Già: “subito”. Che terribile irreversibile verità.

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