11. Commentiamo: CAMILLO SBARBARO

di Cosimo Rodia

 

Il mio cuore si gonfia per te, Terra

 

Il mio cuore si gonfia per te, Terra,

come la zolla a primavera.

                                           Io torno.

I miei occhi sono nuovi. Tutto quello

Che vedo è come non veduto mai;

e le cose più vili e consuete,

tutto mi intenerisce e mi dà gioia.

In te mi lavo come dentro un’acqua

deve si scordi tutto di sè stesso.

La mia miseria lascio dietro me

Come la biscia la sua vecchia pelle.

Io non sono più io, io sono un altro.

Io mi sono liberato di me stesso.

Terra, tu sei per me piena grazia.

Finché vicino a te mi sentirò

così bambino, fin che la mia pena

in te si scioglierà come la nuvola

nel sole,

io non maledirò mai d’esser nato.

Io mi sono seduto qui per terra

con le due mani aperte sopra l’erba,

guardandomi amorosamente intorno.

E mentre così guardo, mi si bagna

di calde dolci lacrime la faccia.

(da Poesie, Scheiwiller, 1961)

 

Camillo Sbarbaro (1888-1967) esprime il suo amore per la natura; il suo cuore si riempie di gioia (si gonfia) davanti al creato (Terra); dopo un periodo di aridità, la natura compie il miracolo di farlo sentire nuovamente vivo (Io torno); è come se lui vedesse il mondo per la prima volta (I miei occhi sono nuovi) e ciò lo commuove; tali sentimenti si generano anche per ciò che è quotidiano (vili e consuete). Il poeta si sente immerso nella natura (In te mi lavo) quasi fosse il Leté dantesco che rende dimentichi dei pensieri negativi (tutto di sè stesso). Questa metamorfosi di lasciarsi dietro di sé indifferenza e abitudine, è simile a quando la biscia si libera della vecchia pelle.

Così, Sbarbaro pensa che valga la pena vivere (non maledirò di esser nato) finché si meraviglierà, come fosse un bambino, per tutto ciò che vede, finché la natura gli toglierà la sua pena, come il sole sgombra la nuvola. Seduto sull’erba, cresce la sua commozione tanto da sciogliersi in lacrime.

 

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