Il salice del borgo antico di Anna Cellaro, Youcanprint, 2023

di Maria Daniela Pierri

 

Il salice del borgo antico è l’opera prima della poetessa Anna Cellaro, donna del sud, avvocato dal cuore aperto alle difficoltà degli ultimi e penna sensibile che intinge il suo calamo nell’inchiostro della memoria.

Il testo si apre con la competente ed arguta analisi di Cosimo Rodia e si chiude con la ricca e coinvolgente postfazione di Rosalba Fantastico di Kastron, che hanno analizzato ed evidenziato i pregi di una poesia bella e coinvolgente.

Le pagine del volumetto sorprendono per la disposizione dei versi sinuosi che fluiscono verso il margine destro del foglio, che sembra trattenerli come un argine al corso impetuoso di un fiume in piena. Le composizioni, libere e sciolte dalle tradizionali e desuete strutture poetiche, sono l’estetica visione dei ricordi, ricca delle suggestioni dello sguardo emozionato. Le memorie si vestono dei colori vivi e lussureggianti di un lessico originale, musicale, che sorprende per gli originali accostamenti delle metafore e rende prezioso l’umile scenario di un mondo contadino che aveva nella povertà e semplicità il suo più prezioso ornamento. Primeggiano le personificazioni e gli inusuali accostamenti che imprimono vita e passione agli oggetti, alle strade, alle cose e agli animali: ”il chiacchiericcio degli uccelli, il sensuale albero piangente, il sole violento, i gradini infreddoliti, la bocca del mare, il vento contratta la via”. L’originalità non è solo nella vita di ciò che apparentemente è inanimato, ma nelle scelte lessicali sorprendenti: Anna Cellaro corteggia le parole, non quelle dozzinali che tutti frequentano, ma i vocaboli più preziosi che abitano diversi registri linguistici, ricchi di fonemi allitteranti e sequele corpose, da scandire con una pronuncia che si prolunga per attirare l’attenzione, per catturarla fino a trattenerla del tutto su un solo verso (“nel prolabio, sclera ormai invecchiata, ora pertinace si specchia, ai margini dell’incisione meteorica…germoglia di fitti ricami in margherite e arabeschi/lo sguardo pigro delle facoltose dame/si anima tra i cavalier dalle policrome bardature”). Un lessico così suggestivo è il sigillo di una donna matura che sa recuperare le emozioni dell’infanzia e forgiarle con ricchezza esperienziale e culturale: gli oggetti, gli scenari, le emozioni di quella età lontana rivivono nella lussureggiante dinamica creativa del presente. La memoria non recupera solo la dimensione personale ed esperienziale dell’autrice, ma diventa voce dei luoghi, della comunità, è l’elemento imprescindibile di una Laterza che forse più di altri paesi del Sud ha coltivato le tradizioni ancestrali, ha preservato la bellezza della grande famiglia e del vicinato solidale, ha forgiato il sapore unico e speciale della sua identità. “Ci sono i miei occhi di bambina appesi ai sogni di quelle finestre” dice Anna Cellaro, che si affaccia a contemplare la sua terra, ad assorbirne la linfa preziosa per proporla ai lettori attraverso la sua sensibilità espressiva: “Nella spianata lussuosa della gravina, la misteriosa grotta Colombo di fronte. Il campanile sorridente alle spalle, sciabordio di vecchie carezze”. Le poesie sono quasi sempre descrittive e per questo mantengono una straordinaria unità nella varietà dei momenti e pensieri raccolti e intrecciati nelle pagine del volumetto al punto che ogni nuovo verso sembra continuare il discorso già iniziato. IL susseguirsi di luoghi ed immagini non è mai sterile elencazione di oggetti, perché tutto ciò che l’autrice tocca con la sua indagine poetica prende vita, si anima di originali confronti, assume la veste ricca ed evocativa del verso: ”Orafo delle vie combina l’incastro”, “Il tramonto trasfigura le nubi/lungo il diaframma azzurro irti connubi”. I componimenti sono miniature da osservare con attenzione e rileggere perché divengano possesso esclusivo del lettore, per questo non offrono titoli che dirigano l’interpretazione. Il senso nascerà dall’esperienza di chi cerca di inseguire i virtuosismi linguistici di queste pagine e ogni lettura darà la possibilità di compiere un nuovo percorso in un altro momento della vita, fino a moltiplicare le suggestioni. A questo punto è bene cominciare l’escursione interpretativa del “canto antico”, “gli origami antichi” sono in vigile attesa di essere spogliati e rivestiti di nuovo, buona lettura.

 

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