Un avvocato con troppa poetica di Anna Cellaro

di Roberta Positano

 

La breve raccolta, dieci poesie, si apre con un frammento di Saffo: “Che io possa andare oltre!”, dove quell’oltre può essere la risposta a tutte le domanda che inevitabilmente sorgono leggendo le  poesie di Anna.

Oltre le parole, oltre al detto, oltre al dolore, oltre la felicità, oltre il tempo; in una ricerca che “s’inabissa nella profondità della circonferenza” (p. 12). La sua è una poetica intensa, che scava nel profondo dell’animo.

La prima poesia al quesito “Che cos’è la sera” con estrema dolcezza ci porta su un “belvedere in attesa” dove il tempo è sospeso nell’ammirare un panorama (p. 9).

Segue “Passo lento” dove già l’idea della lentezza è un invito a guardarsi intorno e scorgere “tra i fili di nutrimento” un dolore innestato, quasi un ossimoro se pensiamo che l’innesto accresce la vitalità di una pianta e quel dolore, trapiantato serve a produrre altro dolore. Di notte si prega sostituendo la preghiera alle parole smarrite in attesa che la piena riporti la perfezione.

Un’aria fredda passa sulla murgia e i suoi odori. Una murgia che sembra una chiesa le cui “candele d’incenso” sono rappresentate dagli asfodeli, ancora una volta per inseguire quell’oltre.

Il tempo non si ferma, come non si fermano neanche i giuramenti, mentre il secchio si inabissa in una profondità ormai secca.

Sono piene di luce quelle parole che si siedono “al fianco” e che di notte inciampano in lacrime salate. È amaro quel flusso che risale dal corpo per minacciare il tempo che verrà.

Torna il paesaggio murgiano levigato che si sdraia all’orizzonte, elegante nel suo volto per scavare nel buio di ricordi vibranti. E arriva il momento in cui l’Oste ti chiede il conto, può essere buono o cattivo, ma devi fermarti e affrontarlo e la poetessa lo affronta con coraggio, rallenta il passo, lascia che il vento la superi; basta con corse che raccolgono il superfluo. Si sentono passi lenti, vuoti su una strada rumorosa dove la solitudine diventa “corrente inebriante”.

Un luogo di pace, appare quello “piantato a faggi”, dove il candore “tra stecchi in controluce” si trasforma in “carezza d’acqua”.

Si arriva alla domanda finale, che come un cerchio si chiude su un girotondo di una bambina con le treccine che tra danza e tenerezza sogna “dove cadrà una stella che ti farà tremare”.

“Un avvocato con troppa poetica” è una raccolta dove la poetessa Anna Cellaro a una professione di intenso rigore ha saputo unire una poetica profonda e malinconica e che tra dolore e tenerezza vede il tempo diventare lento per un’anima splendida che sogna le stelle.

 

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