La forza della poesia. Sguardi sulla poesia del Novecento (Volume II) di Sandro Marano, Edizioni La Matrice, 2023

di Claudia Zuccarini 

 

Sandro Marano è uno studioso e scrittore quanto mai eterogeneo. Centinaia sono gli articoli comparsi su più magazine, tra i quali “Barbadillo”, “La Fiaccola” e “Interzona news”. Dalle numerose opere emergono i suoi campi di interesse: la filosofia, la poesia, il pensiero ecologico unito all’azione nelle vesti di consigliere garante dell’associazione “Fare verde”. Tra i suoi contributi citiamo “I Burosauro e altri racconti” (Fratelli Laterza, Bari 1989), “Novelle per Gaia” (Filbo, Bari 1996), “Difficile è la veglia” (La Vallisa, Bari 2002), “Frutta e liquori” (Besa, Nardò 2007), “Vaghe lettere di amore e di rabbia” (Aletti, Villanova di Guidonia 2012), “La via del ritorno” (Tabula fati, Chieti 2019), “Lo stupore del mattino. Nietzsche ecologista” (Schena, Fasano 1997), “Pierre Drieu La Rochelle pellegrino del sogno” (Pellegrini, Cosenza 2016), “Meditazioni su una civiltà ferita” (Solfanelli, Chieti 2017), “La cruna dell’ago” (Solfanelli, 2020), “Fare Verde La terra e la rugiada” (Eclettica, 2021).

Intellettuale garbato e dalla riflessività analitica, Marano ha il dono della giusta misura e dell’opportuna distanza pragmatica durante la fase di esame testuale. Non fanno eccezione i suoi stessi elaborati.

Il titolo della pubblicazione esprime bene l’obiettivo che ne è alla base. Il termine Sguardi nel sottotitolo è riferibile all’intento di stuzzicare il lettore con una fotografia a volo d’aquila, cogliendo nondimeno il cuore tematico delle produzioni scelte. È un’induzione alla dipendenza da versi, al desiderio di approfondire ogni rimando proposto. I diciotto brevi saggi contenuti nel secondo volume offrono una miscellanea sinottica e variegata di “penne” estere, differenti per stile, formazione e provenienza.

Con lodevole onestà ideologica viene dato spazio ad autori il cui credo politico è antitetico, poiché la letteratura non può patire decisioni oscurantiste e penalizzanti ma si giova di un’esegesi imparziale e organica. Porre in risalto il potere della parola vergata, correlata al dissertare filosofico, è dunque la ratio di queste indagini snelle e coerenti. In tale traccia il lirismo non è, forse, sempre teso alla ricerca speculativa intorno alla vita e ai suoi annosi enigmi? E in questa ricerca non è fondamentale il contatto con la natura, la comprensione di uno sviluppo antropocentrico che ha perso la sua intrinseca umanità?

Riuscire a presentare uno scrittore in poche pagine implica soprattutto conoscerne in modo minuzioso la bibliografia, perché solo scandagliando il tutto è possibile congegnare una sintesi compiuta e chiara.

La vasta cultura di Marano ci permette di approcciarci alla poesia “ecologica” ante litteram e di intercettare il macrocosmo e il divino nel microcosmo e nelle piccolezze che ci circondano. Scopriamo così i componimenti di Wendell Berry, di Knut Hamsun, di Gary Snyder, solo per menzionare degli esempi meno noti; ed ancora le voci intense di Eugenio De Andrade, Garcia Lorca, Antonio Machado, Boris Pasternak, Wislawa Szymborska; o i prestigiosi “classici” Guillaume Apollinaire, Jorge Louis Borges, Robert Brasillach, Pierre Drieu La Rochelle, Pär Lagerkvist, Lee Masters, Ezra Pound, Ghiannis Ritsos, Rabindranath Tagore, William Butler Yeats.

Si può avere con questa carrellata una visione completa della commistione ed elasticità della disamina, nel cui incipit Marano cita Pound ed enuncia la corretta chiave per riconoscere l’ars poetica (di qualità s’intende):

 

«Il solo modo di mantenere in circolazione 

o di rendere popolare la grande poesia 

consiste nella drastica separazione delle 

opere maggiori da tutta quella zavorra 

che è stata a lungo tenuta per valida, che 

ha pesato su tutti i corsi di studio e che è 

responsabile di aver diffuso la perniciosa 

idea corrente secondo cui un buon libro 

deve essere per forza noioso.»

(Ezra Pound, L’ABC del leggere)

 

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