La casa delle meraviglie di Anna Vivarelli, Feltrinelli Kids, 2021

di Cosimo Rodia

Il romanzo della Vivarelli è una carezza, un fruscìo di vento che bacia l’animo, che rende dolci anche le umiliazioni quotidiane; l’autrice è avvezza ad affrontare temi sociali con delicatezza, utilizzando in particolare l’ironia e la leggerezza nello stile.

È pure un libro-coraggio che ha come coprotagonista un ‘mammo’, alle prese con le difficoltà del lavoro, con la mancanza di una casa e una figlia amata da gestire.

A parlare è proprio la piccola Emma che scrive come in un diario le avventure familiari. Il «migliore dei papà» è un immobiliarista, abitano le case da vendere, saltano così di casa in casa, per sistemarsi in una casa mobile, poi sfrattati, si sistemano nella proprietà del gioioso Giacomino, in cui assaporano la bellezza della comunità delle antiche cascine (o delle corti del sud).

È anche una storia di amicizia e di valorizzazione delle piccole cose: il contatto con la natura, le grigliate in compagnia, il guastare un gelato, il lavoro manuale, la reciprocità del dono.

E nel romanzo non manca la storia d’amore che offre un senso all’esistenza umana. Il migliore dei papà, dopo anni, rivede una compagna di classe, diventata un’astronoma, e decidono, dopo una serie di colpi di scena, di costituire una famiglia.

I toni con cui Anna Vivarelli narra questa vicenda sono dolcissimi: pochi tocchi, senza descrizioni, senza dialoghi. Il passaggio da una casa all’altra termina quando dopo alcuni anni il papà mostra la futura casa: «È un po’ fuori mano, e ci sono parecchi lavori da fare, ma ha una vista bellissima. Il posto ideale per montare un telescopio».

Sono le parole conclusive del romanzo che commuovono e sussurrano che con l’amore e la fiducia è possibile conquistare un altrove, per coltivare il seme della felicità.

 

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